Sono stati concessi gli arresti domiciliari ai cugini uno di Campobello di Mazara e l’altro di Marsala di 23 e 24 anni, rimasti coinvolti nel caso del presunto stupro di gruppo ai danni di una ragazza di 18 anni.
A chiedere l’alleggerimento della misura cautelare in carcere sono stati gli avvocati Massimo e Matilde Mazzotti e Luisa Calamia, dopo che, lo scorso luglio, si è tenuto l’incidente probatorio, durante il quale è stata ascoltata la ragazza.
Il 10 febbraio inizierà processo con rito abbreviato
Per i due cugini così come per Giuseppe Titone e Dario Caltagirone (arrestati a maggio 2021) il prossimo 10 febbraio si celebrerà la prima udienza del processo col rito abbreviato.
Gli abusi a Tre Fontane
A denunciarli è stata una ragazza di 18 anni, che ha raccontato di essere stata abusata all’interno di una villetta della frazione balneare di Tre Fontane, nella notte tra il 6 e il 7 febbraio, in una casa dove era stata invitata con la scusa di una festa. La giovane, però, quando è arrivata ha trovato soltanto maschi. E dopo un rapporto sessuale consensuale con uno di loro, quest’ultimo avrebbe invitato gli altri a fare sesso con lei ma contro la sua volontà.
“Contraddizioni e punti oscuri”
Lo scorso 2 luglio, la ragazza è stata ascoltata in “incidente probatorio” davanti al gip di Marsala Riccardo Alcamo e ha confermato le accuse, anche se i legali dei quattro hanno evidenziato “contraddizioni” e “punti ancora oscuri” nel suo racconto. I quattro coinvolti sono i cugini Eros e Francesco Biondo, 23 e 24 anni di Marsala, Giuseppe Titone e Dario Caltagirone, 20 e 21 anni, di Campobello di Mazara. Un minorenne, invece, è indagato a piede libero.
Il racconto della vittima ai carabinieri
“Il ragazzo ha chiamato gli amici. Lui mi ha bloccato. non riuscivo a divincolarmi dalla presa– ha raccontato la ragazza ai carabinieri – Ho iniziato a gridare a squarciagola disperatamente perdendo anche la voce. Io gridavo e loro ridevano”. In questa vicenda si inserisce anche l’episodio del padre della ragazza che dopo che la figlia ha fatto denuncia, si è presentato dai carabinieri con i giovani accusati, dicendo che erano dei bravi ragazzi e che sua figlia, la vittima, era in realtà ubriacata. Il papà della ragazza poi ha ribadito il suo sostegno dalla decisione della figlia lanciando anche un appello: “Alle ragazze violentate che non hanno la forza di denunciare dico: bisogna farlo senza se e senza ma, perché va affermata la legalità e la dignità di ogni donna”.
La difesa
I quattro imputati si sono difesi davanti al gip di Marsala raccontando la loro verità. “I miei assistiti hanno chiarito la loro posizione, con una versione dei fatti che, naturalmente, non coincide con quella fornita dalla vittima” ha detto l’avvocato Massimo Mattozzi che difende due dei giovani rinviati a giudizio. “Durante l’interrogatorio è emerso che la ragazza era ubriaca e sarebbe scivolata mentre scendeva le scale e così è stata aiutata a rialzarsi. Da qui i lividi sulle braccia”, ha detto l’avvocato.
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