La riserva naturale di Capo Gallo è il simbolo del mare impossibile per i palermitani. Per accedere in quel piccolo paradiso naturale si deve pagare il pedaggio ai privati che gestiscono il varco di accesso. Vecchia storia. Le tariffe vanno da un euro, per chi entra a piedi, sino ai 5 richiesti per entrare in macchina.
Per non pagare il biglietto bisogna avventurarsi tra gli scogli.  Una premessa è d’obbligo. La storia ha avuto anche risvolti giudiziari e i privati (la famiglia Vassallo) risultano – in punta di diritto – proprietari a tutti gli effetti. Lo hanno stabilito i tribunali che in tutte le dispute sin qui celebrate hanno sempre dato ragione ai cinque fratelli Vassallo.

La storia infinita della Riserva Capo Gallo

Il braccio di ferro tra la pubblica amministrazione e la famiglia Vassallo va avanti da tempo immemore. I 38 ettari della zona in questione appartengono ai privati dal 1942. E’ difficile stabilire quale sia il terreno di loro pertinenza con estrema precisione, ma una stima abbastanza precisa indica come proprietà di quella famiglia l’area che va dall’ingresso della riserva sino a un chilometro più avanti.

Il Pudm prevedeva l’esproprio

Il Comune di Palermo ha provato più d’una volta a fare sentire le sue ragioni. Con il Piano di utilizzo delle aree demaniali marittime (il cosiddetto Pudm, approvato nel 2014 dal consiglio e mai recepito dalla Regione si ipotizzava l’esproprio ai danni dei proprietari.

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