Si è aperto il processo per l’omicidio di Badr Boudjemai, il cameriere algerino di 41 anni, sposato e padre di due figli, ucciso con tre colpi di pistola in via Roma la notte del 4 novembre scorso. Sono accusati del delitto Kamel El Abed, 61 anni, e Alì El Abed Baguera. Gli imputati, assistiti dagli avvocati Salvino, Mario e Giada Caputo, avevano chiesto il rito abbreviato, ma il giudice ha ritenuto, alla luce della aggravanti contestate dalla procura, di non concedere il rito alternativo.

La madre e la vedova del cameriere, che lavorava in un locale di via Emerico Amari e che quando fu assassinato stava tornando a casa, si sono costituite parte civile assistite dall’avvocato Enrico Tignini. Secondo l’accusa, ci sarebbero le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza. Zio e nipote, prima di essere arrestati, lavoravano in un locale vicino a quello in cui era impiegato Boudjemai e il più giovane avrebbe seguito la vittima. Gli imputati si sono sempre professati innocenti.

L’omicidio

Baguera – rinchiuso nel carcere dell’Ucciardone – sarebbe stato l’esecutore materiale mentre Kamel, detenuto al Pagliarelli, avrebbe partecipato al delitto aiutando il parente a preparare l’agguato e a trovare l’arma che ha sparato contro Samir, così come veniva chiamata la vittima da clienti e amici. Secondo gli inquirenti, l’assassinio sarebbe stato premeditato e, per di più, con l’altra aggravante dei futili motivi, perché legato a motivi di lavoro: l’algerino e il presunto killer facevano i «buttadentro», cioè erano in competizione per portare i clienti nei loro ristoranti e per questo sarebbero nati i contrasti tra i due, tanto forti da poter essere la causa dell’omicidio. Erano stati gli stessi familiari del cameriere algerino a chiedere di indagare in questa direzione ma ci sarebbero anche altre prove evidenti a incastrare gli Elabed.

Le prove

A partire dal contenuto dei video che sono stati acquisiti dalla Procura: dai filmati si vedrebbe Samir seguito a breve distanza da un uomo vestito completamente di scuro, comprese le scarpe, con un giubbotto e un cappuccio in testa e i capelli rasati ai lati che alla fine lo raggiunge e lo finisce, facendo fuoco anche alla testa, lasciandolo sul marciapiede di via Roma in una pozza di sangue. Per l’accusa questa figura è certamente quella dell’indagato

 

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