Scoppia il caso sulle progressioni di carriera in casa Amat. Nei giorni scorsi, un gruppo di lavoratori anonimi dell’azienda ha pubblicato una serie di note che mettevano in discussione alcuni ingressi in azienda per potenziare il comparto degli ausiliari del traffico. Nello stesso atto però, i dipendenti parlavano anche di ingiustizie subite sul fronte delle stabilizzazioni e su quello delle progressioni di carriera. Accuse respinte con forza dal mondo sindacale, il quale ha comunque voluto tenere alta l’attenzione sulla questione. Oggi c’è però un elemento di novità. I consiglieri comunali del gruppo “Oso” Ugo Forello e Giulia Argiroffi hanno presentato una richiesta di accesso agli atti su una delibera del CdA di Amat del 10 gennaio 2023 relativa proprio alle progressioni di carriera.

Progressioni di carriera in Amat, presentata richiesta di accesso agli atti

Una delibera mai revocata ma che non ha mai avuto esecutività. Per questo i due esponenti di “Oso” hanno presentato una richiesta di accesso agli atti al presidente Giuseppe Mistretta e all’assessore con delega ai Rapporti con Amat Maurizio Carta. “Vogliamo capire cosa conterrebbe il documento con cui a inizio 2023 il Consiglio di Amministrazione di Amat avrebbe deciso centinaia di promozioni che da anni i dipendenti attendono come riconoscimento di mansioni superiori svolte” sottolineano Forello ed Argiroffi. I due aggiungono che le progressioni “sembrerebbero non essersi attuate, esponendo Amat a una serie, senza precedenti, di ulteriori contenziosi con i lavoratori“.

Il problema dei contenziosi

Al documento varato dall’ex CdA dell’azienda è seguito, alcuni giorni dopo, un ordine di servizio riportante circa 270 nomi di dipendenti a cui sarebbero spettate mansioni superiori. Il documento, non ancora firmato dal dirigente incaricato, fece il giro dell’azienda a causa di una fuga di notizie sulla quale fu condotta un’indagine per risalire al responsabile. Quest’ultimo, prese quindici giorni di sospensione. Come sopra detto però, l’atto non ha mai avuto efficacia per mancanza di risorse finanziarie. La mancata attuazione della delibera ha portato ad una serie di contenziosi in Tribunale fra azienda e dipendenti. Un dato che ha portato ad incidere su alcune voci di bilancio, a cominciare da quelle relative ai servizi legali.

Prosegue la sequela di comunicati anonimi

Intanto, fra i dipendenti dell’azienda prosegue la diffusione di comunicati anomini. A firmarli è sempre la sigla “part-time incazzati“, nata sostanzialmente per contrastare l’ingresso da aziende esterne di nuovo personale per rinforzare i ranghi degli ausiliari del traffico. Fatto che, unito all carenze dell’officina e ai relativi disservizi sul numero di autobus disponibile in città, ha portato ad una serie di polemiche.

Una campagna di controinformazione, se così possiamo chiamarla, nata sostanzialmente perchè all’interno di Amat figura un gruppo di precari part-time storici. Dipendenti che attendono la stabilizzazione già da diversi anni. Nel nuovo messaggio del 16 maggio, il gruppo di lavoratori Amat scrive che “ci dispiace che per circa 20 anni siamo stati dietro a santoni. Ci auguriamo che le stesse sigle sindacali liberali puntino i piedi e utilizzino i mezzi che hanno in possesso, anche dal punto di vista legale, per il blocco della spesa sul servizio sosta tariffaria in subordine alla trasformazione contrattuale”.

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