Via libera alla riforma della dirigenza regionale in Commissione. La nuova legge, profondamente in ritardo rispetto alle previsioni, taglierà quasi 250 postazioni dirigenziali ma soltanto dal 1 gennaio del 2026, del prossimo anno. Questo perché il via libera in Commissione comporta un invio per la calendarizzazione in aula e solo dopo l’approvazione da sala d’Ercole si potrà procedere alla pubblicazione e dunque all’applicazione della riforma.
Dirigenti prorogati in attesa della riforma
In attesa che la nuova legge diventi realtà, però, oltre la metà degli incarichi sono scaduti e per questo l’assessore Andrea Messina aveva predisposto una proroga degli incarichi. Ma non sarà così o almeno la proroga non sarà automatica per tutti i 659 dirigenti intermedi ancora in servizio e dagli incarichi in scadenza alla data del 30 giugno.
Premiati e bocciati
Il no di Schifani a una proroga generalizzata ha portato a una riscrittura della delibera la cui nuova versione è stata approvata esattamente una settimana fa. La proroga sarà variabile, da due a sei mesi. Otterranno il prolungamento dell’incarico fino a fine anno i dirigenti valutati positivamente e dunque in pole position per occupare una delle nuove 585 poltrone stabilite dalla riforma. Proroga di 2 o tre mesi per gli altri. Toccherà ai dirigenti generali, con provvedimento motivato, scegliere chi premiare e chi no e dunque a chi assegnare i sei mesi di proroga.
Fascia unica passo fondamentale
“L’approvazione del disegno di legge del governo Schifani sull’ordinamento della dirigenza regionale rappresenta un passo fondamentale per l’efficienza e la modernizzazione della nostra amministrazione. Con l’introduzione della fascia unica, poniamo fine a un’anomalia che si protrae da troppo tempo, superando le criticità legate al mantenimento della cosiddetta terza fascia dirigenziale, nata nel 2000 come transitoria ma di fatto consolidatasi nel tempo” dice l’assessore alle Autonomie locali e alla funzione pubblica, Andrea Messina, commentando il parere favorevole al ddl di riforma della dirigenza da parte della commissione Affari istituzionali all’Assemblea regionale siciliana, presieduta da Ignazio Abbate.
Norme che allineano la Sicilia al resto d’Italia
Il disegno di legge, a firma dell’assessore Messina, mira ad allineare la Regione Siciliana al resto del panorama nazionale e alle altre regioni a statuto speciale, in cui vige un’unica qualifica dirigenziale. I livelli retributivi, in questo nuovo assetto, saranno commisurati alla responsabilità e alla complessità degli incarichi ricoperti.
Il ruolo unico della dirigenza, al quale si accederà esclusivamente attraverso concorso pubblico, sarà articolato in aree di competenza specifiche, garantendo così la valorizzazione delle professionalità tecniche necessarie in settori chiave dell’amministrazione.
Battaglia contro al riforma
Ma intanto la riforma è già nel mirino dei sindacati che annunciano battaglia anche proprio su quello che l’assessore indica come un giusto allineamento ed un passo avanti. “Non si comprende l’utilità di questa proposta di legge che stamattina è stata approvata in prima commissione Affari istituzionali dell’Ars rispetto alla quale tutte le sigle sindacali erano contrarie” dichiarano Daniele Passanisi, segretario generale, e Fabrizio Lercara, responsabile dipartimento Enti regionali, della Cisl Fp Sicilia.
“I dirigenti di terza fascia, sia nella riforma proposta dal governo, che prevede il loro passaggio alla fascia unica, che nella proposta dei sindacati, che prevede, mantenendo l’attuale ordinamento, il
loro passaggio in seconda fascia – prosegue il sindacato – possono essere tutti indistintamente incaricati quali dirigenti generali. Infatti, i dirigenti di terza fascia in entrambe le ipotesi vedrebbero modificato il loro status passando da uno nel quale non avrebbero possibilità di incarico di funzioni di dirigente generale a un altro dove invece lo avrebbero. Ribadiamo, ancora una volta, che se è stata superata, da successive intese, la parte dell’accordo Stato-Regione che prevede una procedura
selettiva per titoli ed esami per superare il problema della terza fascia, non si capisce perché non è possibile farla valere anche per lasciare l’attuale ordinamento e prevedere il passaggio dei dirigenti di terza fascia alla seconda con un impatto ordinamentale pari a zero a differenza del passaggio alla fascia unica che necessita di un forte adeguamento ordinamentale e contrattuale di lunga applicazione”.
Clima di ostilità
“Prendiamo atto delle scelte fatte e se questo è il preludio di come si intende tenere in
considerazione chi rappresenta i lavoratori ci attiveremo per mettere in campo ogni azione utile finalizzata a contrastare questo clima di ostilità” concludono i sindacalisti.






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