Giusi Patti Holmes
Sono Giusi Patti Holmes, giornalista, scrittrice e, soprattutto, un affollato condominio di donne, bizzarre e diversissime tra loro, che mi coabitano. Il mio motto è: "Amunì, seguitemi".
Ho sempre immaginato Pantelleria come una donna bellissima e ribelle tipo Vianne Rocher, la protagonista del film Chocolat, interpretata da Juliette Binoche che, spinta da un irrequieto vento del nord, si sposta da luogo in luogo, costringendo a seguirla la piccola figlia Anouk. Direte voi, ma cosa c’entra questa storia con la “Perla nera del Mediterraneo”? Beh, se ci riflettete un attimo, già il suo nome arabo “Bent el Rhia”, che significa la “figlia del vento”, ai più fantasiosi, e io mi pongo tra questi, potrebbe far nascere questa visione. Un’altra fascinazione mi porta, invece, ad immaginarla come la giovane figlia di un Emiro che, toccato il suolo dell’isola, capì che vi sarebbe rimasta per sempre. Il padre, stupito dalla decisione della figlia, fino a quel momento spirito nomade, decise di chiamarla col suo nome, Bentelrhia. Sono una romanziera, lo so, ma aggiungo un altro tassello in cui, questa volta, sarete voi ad approdare a Pantelleria col sottofondo de “Le vent nous portera” dei Noir Désir.
E qua inizia la magia: se arriverete in nave, cosa che vi consiglio, alle prime luci dell’alba la vedrete materializzarsi magicamente all’orizzonte e, sbarcando, vi sembrerà di “allunare”. Iniziando a percorrere la sua perimetrale, poi, vi renderete conto che Pantelleria non è solo isola di mare, ma di terra e di montagna, la Grande, che la domina con la sua lunga cresta, e beauty farm naturale. Siete pronti a scoprirne ogni angolo? Allora, amunì seguitemi, perché il “grosso grasso patrimonio siculo” attende.
COSA VEDERE A PANTELLERIA
Lo Specchio di Venere è un lago naturale che, situato all’incirca al centro dell’isola, occupa il cratere di un vulcano ed è chiamato così perché leggenda vuole che vi si specchiasse la dea Venere, prima del suo incontro d’amore con Bacco. Qui inizierete il vostro percorso di benessere perché il fondale è ricoperto di fango termale, dalle eccezionali proprietà benefiche per la pelle, e le acque ricche di zolfo, con temperature che raggiungono i 40-50 °C. Dopo esservi immersi nello Specchio di Venere, spalmatevi di fango, fatelo asciugare e, nuovamente, adagiatevi nelle sue acque che variano dal verde all’azzurro e a cui il sole regala sfumature cangianti e abbaglianti. In primavera e in autunno, stagioni altrettanto belle quanto l’estate, se siete appassionati di birdwatching, potrete avvistare i Cavalieri d’Italia, i Piro Piro e i Fenicotteri rosa. D’altronde, tra gli antichi nomi di Pantelleria c’era “Yrnm”, “Isola degli uccelli”.
L’Arco dell’elefante, uno dei suoi luoghi più famosi e fotografati, è da attraversare a nuoto per ammirarlo in tutta la sua maestosità. Ma cos’è? Un enorme scoglio di pietra lavica con le sembianze di una proboscide che, immergendosi in mare, forma un grande arco. Chi deciderà di attraversarlo lo vedrà come una sorta di porta che, guardando indietro, gli mostrerà il rassicurante conosciuto, fatto da amici, fidanzati, compagni di viaggio, mentre, guardando avanti, un ignoto infinito rappresentato dal mare aperto.
La Sauna Naturale di Sibà, detta anche Grotta di Benikulà o Grotta del caldo, è un luogo suggestivo da cui fuoriesce vapore acqueo a circa 40°C. Questa emissione di vapori è utilizzata come una vera e propria sauna naturale sia dai panteschi, che dai turisti.
La Grotta del freddo, chiamata in pantesco “U pirtusu du nutaru”, cioè la buca del notaio, presenta una piccola finestra da cui fuoriescono rinfrescanti spiragli d’aria. Se cercate frescura, questo è il luogo che fa per voi.
Cala Gadir, un piccolo porticciolo il cui nome, di origine araba, vuol dire “conca d’acqua“, vi accoglierà nel suo calidarium, tepidarium e frigidarium, catapultandovi in un “Hammam” perché Pantelleria è il luogo in cui la natura, madre generosa, coccola gratuitamente il corpo e l’anima di tutti i suoi figli. Questa Cala, le cui sorgenti sembrano essere state scoperte dai punici, ospita anche un’alga che, nascendo spontaneamente sulle pareti delle vasche, è considerata efficace nel trattamento di problemi respiratori, come sinusiti e raffreddori, mentre le sue acque termali, ricche di sali minerali, sarebbero benefiche per reumatismi e artrosi. (Vi avevo parlato o no di beauty farm naturale?)
Il Laghetto delle Ondine è una piccola conca trasformata in piscina naturale dall’azione erosiva del mare che, collegato a esso, quando è agitato, infrangendosi sugli scogli, crea, appunto, delle piccole onde da cui il nome. Questa parete rocciosa, che si immerge in acque verde smeraldo, si trova ai piedi del vecchio Faro di Punta Spadillo. Per raggiungerlo si deve lasciare l’auto al parcheggio più vicino e incamminarsi per circa 15 minuti. Arrivati, per trovare una posizione comoda, sarete voi a dovervi fare quasi scoglio, assumendone la forma. Il bagno in questo laghetto è come le ciliegie, uno tira l’altro, così il tempo scorrerà senza che ve ne accorgerete.
Cala Levante e Cala Tramontana sono antiche insenature, riparo di navi puniche e romane, caratterizzate da muretti a secco, terrazzamenti e caratteristici dammusi, disseminati in tutte le contrade.
Punta Tre Pietre è un sentiero nero su cui si staglia l’azzurro del mare, il verde di arbusti spontanei e in cui, di passaggio, si incontrano tanti sconosciuti sorridenti che, poi, ritroverete per l’aperitivo nei bar dell’isola o in una delle tante feste, nate col passaparola in cui, da estranei che eravate, vi riconoscerete amici con cui brindare al nuovo giorno.
La Balata dei turchi è suggestiva da vedere anche se, per me, leggermente difficoltosa per le sue rocce oblique e scoscese. Una leggenda, che si intuisce già dal nome, narra che un tempo fosse uno scalo naturale utilizzato dai pirati. Oggi è una baia con un costone e un fondale dai colori strabilianti in cui immergersi e perdersi, che conserva intatto il suo fascino selvaggio, come tutta Bent el Rhia, d’altronde.
Nikà è un piccolo raggruppamento di scogli da raggiungere a nuoto in cui sentire il calore delle acque termali, che emergono dal fondale. Qui troverete una grotta suggestiva che curerebbe, il condizionale è d’obbligo, la flebite. Il nome di Nikà, che sorge tra la località di Scauri e Punta Molinazzo, secondo Angelo D’Aietti, notaio a Pantelleria, studioso e autore de “Il Libro dell’Isola di Pantelleria“, scomparso nel 1979, deriverebbe dall’arabo e significherebbe “stagno d’acqua“. È possibile raggiungerla sia via mare, sia via terra, con un percorso davvero affascinante.
Martingana, uno dei miei luoghi preferiti, è una grotta azzurra in miniatura che, circondata da pareti dalle strane forme in cui c’è chi riconosce animali acquattati e chi divinità oranti, sorge nel tratto di costa chiamato “dietro l’isola”, perché sul versante opposto rispetto al centro del paese. Il suo nome deriverebbe dalla forma della costa che richiama l’imbarcazione a velatura latina che ha la poppa uguale alla prua. Il piccolo centro abitato è composto da poche case e terrazzamenti coltivati a vite. Consigliate, ovunque, scarpe da scoglio.
E per finire, che ne dite di un aperitivo?
Dopo questo tour de force di parole, chi di voi andrà a Pantelleria potrà visitarla con la lentezza che l’isola impone e che voi meritate, non può mancare un bell’aperitivo con i “cucunci”, che adoro, più carnosi e grossi dei capperi, bruschette con paté di pomodori secchi, di capperi e curcuma, di finocchietto selvatico e, per finire in dolcezza, con il bacio pantesco, costituito da due parti di pasta fritta croccante, farcito con ricotta e ricoperto da una spolverata di zucchero a velo, innaffiato dal Passito di Pantelleria.
Cosa disse di Pantelleria Gabriel García Márquez?
Il Premio Nobel per la letteratura nel 1982, scomparso nel 2014, la descrisse così:
“Stavamo passando l’estate nell’isola di Pantelleria, all’estremo sud della Sicilia, e non credo che esista al mondo un luogo più consono per pensare alla Luna. Ricordo come in un sogno le pianure interminabili di roccia vulcanica, il mare immobile, la casa dipinta a calce fin negli scalini, dalle cui finestre si vedevano nella notte senza vento i fasci luminosi dei fari dell’Africa. Esplorando i fondali addormentati intorno all’isola […] avevamo recuperato un’anfora con ghirlande pietrificate che dentro aveva ancora i residui di un vino immemore corroso dagli anni, e avevamo fatto il bagno in una gora fumante le cui acque erano così dense che si poteva quasi camminarvi sopra. Io pensavo con una certa nostalgia premonitrice che così doveva essere la Luna. Ma lo sbarco di Armstrong aumentò il mio orgoglio patriottico: Pantelleria era meglio”.“Stavamo passando l’estate nell’isola di Pantelleria, all’estremo sud della Sicilia, e non credo che esista al mondo un luogo più consono per pensare alla Luna. Ricordo come in un sogno le pianure interminabili di roccia vulcanica, il mare immobile, la casa dipinta a calce fin negli scalini, dalle cui finestre si vedevano nella notte senza vento i fasci luminosi dei fari dell’Africa. Esplorando i fondali addormentati intorno all’isola […] avevamo recuperato un’anfora con ghirlande pietrificate che dentro aveva ancora i residui di un vino immemore corroso dagli anni, e avevamo fatto il bagno in una gora fumante le cui acque erano così dense che si poteva quasi camminarvi sopra. Io pensavo con una certa nostalgia premonitrice che così doveva essere la Luna. Ma lo sbarco di Armstrong aumentò il mio orgoglio patriottico: Pantelleria era meglio”.
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