Una sentenza del Tribunale di Milano impone a Glovo nuove tutele per i rider contro il caldo estremo: più compensi e dispositivi di protezione per garantire sicurezza e dignità sul lavoro.

Ieri, 18 agosto, il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza che rafforza le tutele per i rider di Glovo, obbligando l’azienda a migliorare le condizioni di lavoro durante le ondate di calore.

La decisione, scaturita da un ricorso presentato da Riccardo Vittorio Marotta, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di Filcams Cgil per Palermo e Trapani, stabilisce che Glovo debba fornire ai fattorini dispositivi di protezione e un contributo economico di 30 centesimi per ogni consegna effettuata con temperature pari o superiori a 25°C. La pronuncia, accolta come un passo avanti per i diritti dei lavoratori della gig economy, segna un precedente importante per il settore del food delivery in Italia.

Il contesto: un “bonus caldo” contestato

La vicenda ha origine dalle polemiche suscitate a inizio luglio 2025, quando Glovo aveva introdotto un cosiddetto “bonus caldo”, definito dai sindacati una “beffa”. L’azienda proponeva inizialmente un incremento del 2% sul compenso per consegne effettuate tra i 32°C e i 36°C, del 4% tra i 36°C e i 40°C, e dell’8% oltre i 40°C. Tradotto in cifre, si trattava di pochi centesimi a consegna, erogati con ritardo a settembre. La misura, ritenuta insufficiente e pericolosa, incentivava i rider a lavorare nelle ore più calde, esponendoli a rischi per la salute come colpi di calore. Dopo le proteste di Nidil Cgil e altre sigle sindacali, Glovo aveva sospeso il bonus, introducendo un rimborso fisso di 10 centesimi a consegna sopra i 32°C, 50 centesimi giornalieri per sali minerali e un contributo una tantum di 5 euro per una borraccia. Anche questa proposta è stata giudicata “inadeguata” dal Tribunale.

Le nuove disposizioni del Tribunale

Con la sentenza del 18 agosto, il Tribunale di Milano ha inasprito le misure precedentemente ordinate l’8 luglio 2025, imponendo a Glovo obblighi concreti per tutelare la salute dei rider. L’azienda, gestita in Italia da Foodinho srl, dovrà fornire a ogni fattorino:

  • Cappelli con visiera per proteggersi dal sole diretto.
  • Occhiali da sole con filtri UV per la protezione degli occhi.
  • Creme solari ad alta protezione (SPF ≥30) per le parti esposte.
  • Borracce termiche per garantire idratazione costante.
  • Sali minerali idrosolubili per reintegrare gli elettroliti persi.

Inoltre, Glovo è tenuta a erogare un contributo di 30 centesimi per ogni consegna completata con temperature pari o superiori a 25°C, una soglia significativamente più bassa rispetto ai 32°C inizialmente fissati dall’azienda.

Aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi

Il Tribunale ha ordinato a Glovo di integrare il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) con una sezione specifica dedicata ai rischi climatici, tenendo conto di fattori come età, genere, condizione di maternità o gravidanza, provenienza geografica e tipologia contrattuale dei rider.

Scotto (PD): “Magistratura sopperisce l’inerzia del Governo”

Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro alla Camera, ha commentato: “Il tribunale di Milano ha condannato Glovo a triplicare le risorse dovute ai rider che lavorano negli orari più esposti a temperature estreme. Qualche mese fa avevamo depositato una interrogazione parlamentare per chiedere al Governo di intervenire sui risibili quanto scandalosi aumenti di pochi centesimi accordati ai lavoratori costretti a fare turni tra i 30 e i 40 gradi per portare il cibo nelle case e negli uffici. Il Governo non ha mosso un dito, non convocando nemmeno un tavolo. È intervenuta invece la magistratura su denuncia del sindacato per arginare ancora una volta queste forme di sfruttamento. Non è un paese normale quello che delega ai giudici interventi per risolvere ingiustizie palesi. Tocca al Parlamento intervenire attraverso la legge. Chiediamo al governo di aprire a settembre un grande dibattito sul lavoro povero che è la causa principale dell’arretratezza del nostro sistema produttivo”.