Il pugno duro di Schifani contro i dirigenti indagati non ferma le polemiche, al contrario ,le rinfocola

La Vardera: “Atto di ignavia politica”

“La sospensione degli indagati è atto di ignavia politica, una mera formalità. Schifani stacchi la spina alla Dc di Cuffaro e si assuma le sue responsabilità” dice Ismaele La Vardera.

“Ridicolo come Schifani abbia creato un teatrino, addirittura dicendo che sarebbe tornato in anticipo per prendere decisioni importanti e poi fare solo quello che avrebbe dovuto fare il giorno stesso della notizia delle indagini. Un presidente che non ha coraggio e che è chiaramente tenuto sotto scacco da Cuffaro. Schifani deve staccare la spina alla Dc e togliere immediatamente ogni assessorato a Totò Cuffaro, questo farebbe un vero governatore e non queste barzellette. Il copione si ripete sempre da due anni, quando lui sbaglia scelte politiche a pagare sono sempre gli altri. Un ignavo politico di cui questa regione non ha bisogno” conclude

“Solo un buffetto” per i 5 stelle

Se è questa la risposta di Schifani al cataclisma in corso, il Presidente poteva benissimo restare a Bruxelles” commenta del coordinatore siciliano del M5S e vicepresidente dell’Ars Nuccio Di Paola e del capogruppo regionale 5 Stelle Antonio De Luca, alle decisioni della giunta di sospendere tre dirigenti regionali.

“Il pugno di ferro che era lecito aspettarsi a seguito delle devastanti notizie che arrivano dalla Procura – dicono Di Paola e De Luca – è stato un semplice buffetto o poco più. Altro che giunta rivoltata come un calzino, come sussurrava qualcuno, per dare un segnale di netta presa di distanza da una situazione intollerabile. Schifani si è limitato a un’operazione di facciata che serve a poco o a nulla, se non a stoppare l’immagine di una presidenza inerte e silenziosa di fronte a uno scandalo che sta infliggendo l’ennesimo durissimo colpo all’immagine della Sicilia e alla credibilità della sua classe dirigente”.

“Ancora una volta – continuano i due deputati – Schifani, secondo ormai uno stile consolidato, ha trovato il capro espiatorio su cui scaricare tutte le colpe per cercare di mettersi al riparo dalle legittime critiche dell’opinione pubblica, che martedì speriamo accorra in massa sotto le finestre di Palazzo d’Orléans per fare sentire forte il suo dissenso. Speriamo che nel frattempo, questa notte e quelle che seguiranno gli portino saggi consigli per fargli prendere l’unica decisione da adottare in queste circostanze: presentare le proprie dimissioni”.

“Atto necessario ma non basta” dice il capogruppo Pd

“La sospensione di tre dirigenti decisa dalla giunta regionale, alla luce di quello che sta emergendo dalle indagini in corso, è un atto necessario. Ma di certo nessun esponente di questo governo, ad iniziare dal presidente della Regione, può pensare che in questo modo potrà evitare di assumersi la responsabilità politica di quello che sta succedendo: trasparenza e coerenza non possono essere solo slogan. È Schifani che guida la giunta, è lui che deve spiegare cosa stava accadendo, quali controlli erano stati attivati e quali decisioni sono state assunte con il suo benestare o con il suo complice silenzio. In Sicilia siamo stanchi di questo vecchio modo di fare politica!” dice, invece, Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico all’Assemblea regionale siciliana.

Sit in sotto l’assessorato famiglia

E la segreteria regionale del pd ha inscenato un sit in di protesta in piazza indipendenza al quale hanno preso parte i componenti dello stato maggiore del Pd siciliano.

“Il presidente della Regione Schifani deve fare un passo indietro. Si assuma le sue responsabilità una volta per tutte. Non basta rimuovere i dirigenti, seppur ci troviamo di fronte a un livello di inadeguatezza disarmante, quando ci sono responsabilità politiche gravissime: divulgare informazioni riservate, distribuire i bandi agli amici a discapito di giovani, dei più fragili e di chi legittimamente partecipa mentre l’assessore non si accorge di nulla come il Presidente Schifani, è sintomo di un fallimento” ha detto la vicesegretaria del Pd Sicilia, Valentina Chinnici.

In strada anche la presidente del Pd Sicilia, Cleo Li Calzi, i componenti della segreteria regionale Sergio Lima, Mari Albanese e Alfredo Rizzo, il presidente dell’VIII Circoscrizione, Marcello Longo, l’ex parlamentare Marika Di Marco e alcuni militanti e iscritti.

“Abbiamo scelto l’assessorato alla Famiglia – spiega la presidente del Pd Sicilia, Cleo Li Calzi – perché questo è un luogo simbolo: è l’ufficio pubblico che si era trasformato anche luogo di incontri da parte di Cuffaro che da qui distribuiva i bandi agli amici mentre decine di associazioni che avevano il diritto di avere quei fondi non li hanno potuti avere”.

“La scelta di Schifani di sospendere i dirigenti regionali – dice Sergio Lima – citati nell’inchiesta sul sistema Cuffaro è uno dei più penosi atti di vigliaccheria politica mai visti. Certo che andava fatto, ma se sospendi la dirigente e mezzo gabinetto dell’assessorato alla Famiglia e non dici una parola su chi reggeva politicamente l’assessorato stai solo mostrando di essere ancora e sempre sotto scacco. Se sospendi il dirigente che avrebbe incassato una tangente e non dici nulla sul deputato regionale che quei soldi consegna – conclude – stai solo dimostrando, per l’ennesima volta, di non essere il vero presidente della regione”.