Quasi una persona su cinque nel mondo ha almeno un tatuaggio. In Italia, secondo i dati più recenti, la percentuale dei tatuati sfiora il 13%. Una pratica ormai diffusa, considerata innocua dalla maggioranza, ma che la scienza continua a indagare con crescente attenzione.

Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (PNAS) solleva interrogativi rilevanti: i tatuaggi possono indebolire il sistema immunitario per anni. È quanto emerge da uno studio condotto sui topi, guidato dalla ricercatrice italiana Arianna Capucetti e coordinato da Santiago González dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina a Bellinzona, in Svizzera, con la partecipazione di 19 gruppi di ricerca internazionali.

Pigmenti nei linfonodi: cosa succede nel corpo

Il dato centrale emerso dallo studio è che i pigmenti dell’inchiostro, dopo essere stati iniettati nella pelle, non vi rimangono. Al contrario, si muovono velocemente attraverso il sistema linfatico e si accumulano nei linfonodi, organi fondamentali per le risposte immunitarie.

L’effetto non è transitorio. Dopo poche ore dalla realizzazione del tatuaggio, i pigmenti arrivano nei linfonodi in grandi quantità. Qui, vengono assorbiti dai macrofagi, cellule del sistema immunitario che solitamente digeriscono virus e batteri. Ma, in questo caso, l’inchiostro si rivela indigeribile. “I macrofagi muoiono perché non riescono a eliminare i pigmenti”, spiegano i ricercatori.

Inchiostro e infiammazione cronica

La risposta immunitaria osservata è duplice: una fase acuta di due giorni e una fase cronica che può protrarsi per anni. Questo stato di infiammazione persistente può comportare una progressiva riduzione della capacità difensiva del sistema immunitario. Secondo i dati raccolti, i colori rosso e nero sono i più problematici: “Questi inchiostri sembrano più tossici per le cellule immunitarie”, affermano gli studiosi. Il timore è che il sistema linfatico, costantemente esposto ai pigmenti, venga “occupato” anche da nuove cellule immunitarie, rendendole meno efficaci.

Possibili conseguenze sui vaccini

Un aspetto particolarmente delicato riguarda la risposta ai vaccini. Lo studio ha evidenziato che, in presenza di pigmenti nei linfonodi, la risposta a un vaccino mRNA anti-Covid-19 potrebbe risultare ridotta, mentre quella a un vaccino antinfluenzale inattivato con raggi UV paradossalmente aumenta.

Gli autori sottolineano che questo fenomeno dipende probabilmente dal diverso meccanismo d’azione dei due vaccini. Tuttavia, il dato conferma che la presenza di tatuaggi può alterare l’immunoreattività del corpo in modo significativo.

Un dibattito aperto: tatuaggi e rischio tumori

La possibile connessione tra tatuaggi e tumori, in particolare i linfomi, è oggetto di discussione da anni. Sebbene non esistano prove definitive, lo studio del 2024 dell’Università di Lund, pubblicato su EClinicalMedicine, ha evidenziato una correlazione statistica tra tatuaggi e linfomi, pur senza chiarire i meccanismi biologici coinvolti.

Il nuovo lavoro aggiunge un tassello importante: se i pigmenti restano nei linfonodi per anni, potrebbero contribuire a un ambiente immunitario alterato, potenzialmente favorevole allo sviluppo di patologie.

Sicurezza degli inchiostri sotto controllo, ma non basta

Nel 2022, alcuni inchiostri per tatuaggi contenenti sostanze cancerogene sono stati ritirati dal mercato italiano. Una misura precauzionale che evidenzia quanto il controllo dei pigmenti sia necessario ma anche complesso. La varietà di sostanze impiegate, spesso miscelate tra loro, rende difficile prevedere gli effetti a lungo termine.

Uno studio del 2017 aveva già lanciato l’allarme

Già nel 2017, uno studio del Bfr tedesco, pubblicato su Scientific Reports e coordinato da Ines Schreiver, aveva segnalato la presenza di pigmenti nei linfonodi, nelle vene e nelle arterie. L’analisi mostrava come particelle più grandi viaggino nel sangue, mentre quelle più piccole si accumulino nei linfonodi.

L’unico effetto rilevato allora era un rigonfiamento cronico dei linfonodi, ma il nuovo studio guidato da Capucetti amplia di molto il quadro, evidenziando impatti funzionali sul sistema immunitario.

Donna con tatuaggi

Donna con tatuaggi

Lo sapevi che…?

  • I pigmenti dei tatuaggi non restano sulla pelle ma si muovono nel corpo.
  • I linfonodi, dove si accumulano, sono fondamentali per combattere virus e batteri.
  • L’inchiostro rosso è tra i più tossici per le cellule immunitarie.
  • Alcuni vaccini potrebbero avere una risposta ridotta in persone tatuate.
  • I tatuaggi potrebbero essere correlati a un aumento del rischio di linfomi, secondo studi recenti.

FAQ – Domande frequenti

  • I tatuaggi fanno male al sistema immunitario?
Secondo lo studio del 2025 pubblicato su PNAS, i pigmenti dei tatuaggi si accumulano nei linfonodi e possono alterare le difese immunitarie per anni, almeno nei topi.
  • È dimostrato che i tatuaggi causano tumori?
No, non ci sono prove certe. Alcuni studi, come quello dell’Università di Lund nel 2024, hanno segnalato solo una correlazione statistica tra tatuaggi e linfomi, senza dimostrarne la causa diretta.
  • Quali colori sono più pericolosi?
I pigmenti rossi e neri sembrano provocare una maggiore infiammazione nei linfonodi rispetto ad altri colori, secondo lo studio del 2025.
  • I tatuaggi influenzano i vaccini?
Lo studio ha osservato che alcuni vaccini, come quello mRNA per il Covid-19, possono essere meno efficaci in presenza di pigmenti nei linfonodi, mentre altri, come il vaccino antinfluenzale UV, possono risultare più efficaci.
  • Posso rimuovere i tatuaggi per eliminare il rischio?
La rimozione non garantisce che i pigmenti vengano eliminati dai linfonodi. Alcuni possono rimanere intrappolati a lungo, anche dopo la scomparsa visibile del tatuaggio.

Fonti

Approndimenti

I tatuaggi sono davvero sicuri?

Ecco cosa dice la scienzaI tatuaggi, sempre più diffusi tra giovani e adulti, sollevano interrogativi sulla loro sicurezza a lungo termine. Secondo studi pubblicati su The Lancet e dall’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche (ECHA), molti inchiostri contengono sostanze potenzialmente tossiche come metalli pesanti (nichel, cromo, cobalto), idrocarburi aromatici policiclici e amine aromatiche, classificate come cancerogene o allergizzanti. L’inchiostro rosso e i suoi derivati sono tra i più problematici. Sebbene i casi di tumori cutanei direttamente legati ai tatuaggi restino rari, le reazioni allergiche croniche, granulomi e cicatrici ipertrofiche colpiscono fino al 10% dei tatuati. Gli esperti raccomandano di scegliere studi certificati, inchiostri con etichetta CE e di segnalare subito arrossamenti persistenti dal dermatologo.

A cosa fanno bene i tatuaggi

Oltre a essere una forma estetica d’espressione, i tatuaggi rappresentano spesso un potente strumento psicologico. Per molti, incidere un simbolo sulla pelle significa imprimere un momento di cambiamento, superamento o rinascita. Gli psicologi sottolineano come il tatuaggio possa rafforzare l’identità personale, migliorare l’autostima e favorire l’elaborazione di esperienze dolorose. In alcuni casi, diventa una sorta di “terapia visiva”, capace di aiutare a riconnettersi con sé stessi e riaffermare il controllo sulla propria storia. Il tatuaggio, quindi, non è solo decorazione: è una forma di resilienza emotiva impressa sulla pelle.