Niente soldi per il figlio di Tano Badalamenti quale risarcimento per l’immobile che oggi ospita Casa Felicia Impastato. Il Consiglio comunale di Cinisi ha deciso di negare il pagamento da 50mila euro alla famiglia Badalamenti per l’immobile in contrada Napoli, ovvero l’ex casolare Badalamenti oggi noto come Casa Felicia.

La decisione della Cassazione

La vicenda ha radici antiche e inizia con la confisca del bene al boss Tano Badalamenti. Una confisca in parte viziata da un errore procedurale in particolare riguardante proprio quel casolare. Nel gennaio scorso, dopo anni, la Cassazione aveva stabilito che il Comune di Cinisi restasse il proprietario dell’immobile nonostante l’errore nelle procedure di confisca del bene. Questo poiché la famiglia del boss Tano Badalamenti non aveva rivendicato la proprietà per tempo ed aveva fatto scadere i termini di legge per lamentare l’errore al momento della confisca di quel casolare intestato non a Badalamenti ma alla moglie e che dunque non poteva essere inserito nella lista delle confische. Errore che, però, la Cassazione ha accertato, effettivamente ci fu in sede di confisca. una vicenda che rischiava di viziare l’intera procedura di assegnazione del bene al Comune e la seguente trasformazione in  ‘casa Felicia’.

La seconda sezione della Cassazione ha, però, ritenuto inammissibile il ricorso presentato da Leonardo Badalamenti, il figlio del boss, erede e proprietario del casolare insieme a Vito Badalamenti e Teresa Vitale. Alla famiglia ha, comunque, riconosciuto spettante un risarcimento quantificato proprio in 50mila euro. Somma che deve pagare il Comune di Cinisi che resta titolare dell’immobile.

Il Consiglio comunale dice no

Ma nonostante i titoli a riconoscere il debito fuori bilancio e l’obbligo di pagare questa somma il Consiglio comunale ha deciso di non approvare la delibera. E’ stata l’opposizione, numericamente più presente in aula al momento del voto, a far bocciare la proposta di riconoscimento del debito fuori bilancio astenendosi e dunque non fornendo il numero minimo necessario all’approvazione.

Il Consiglio Comunale non ha quindi concesso la somma al figlio di Gaetano Badalamenti, somma che sarebbe stata versata in piena campagna elettorale. Dai banchi dell’opposizione si rivendica la scelta come “opportuna” e si sottolinea che durante l’intera consiliatura mai l’opposizione ha approvato i numerosi debiti fuori bilancio proposti dall’amministrazione. Dire sì giusto ora e solo a questo sarebbe stato un pessimo segnale politico e sociale.

Un no ideologico e di opportunità

Si tratta, dunque, di un no ideologico e di opportunità ma non tecnico visto che non avrà effetti reali. Il pagamento dovrà essere fatto ugualmente solo che non avverrà in piena campagna elettorale e si allungheranno i tempi. La famiglia Badalamenti dovrà ottenere un decreto ingiuntivo. Un punto, quest’ultimo, sul quale è polemica visto il rischio di aumento dei costi. A farla esplodere è un ex assessore che critica la scelta dell’opposizione sui social “Seguendo in streaming la seduta mi sarei aspettato che i consiglieri tutti, trattandosi di bene confiscato alla mafia, avessero votato a qualunque costo ed all’unanimità questo punto (il pagamento dei 50mila euro ndr) – ha commentato polemicamente su Facebook Salvo Biundo, ex assessore al Turismo del Comune di Cinisi – ed invece sono rimasto amareggiato nel vedere i consiglieri comunali “veri”  che con il loro ‘non voto’ non fanno passare il punto in questione. Un brutto messaggio: Su certi argomenti è meglio ‘astenersi'”.

La polemica si sposta sui social

Alla polemica social di Salvo Biundo risponde, stesso mezzo il consigliere comunale Gaetano Randazzo “Salvo hai la memoria corta e hai dimenticato che quando eri assessore, nel 2017, hai bocciato una mozione in cui si chiedeva di dare a Casa Memoria il bene confiscato di Casa Napola”.

Per Randazzo tutto deriva dalla precedente amministrazione “La votazione sull’ennesimo debito fuori bilancio, frutto della cattiva gestione delle amministrazione passate, mortifica i cittadini che pagano di tasca loro”.

Fino allo scorso anno le somme erano, peraltro, inserite fra gli accantonamenti ma gli uffici non hanno proceduto al pagamento. Con il nuovo esercizio finanziario le somme non ci sono più e questo ha fatto sì che divenissero debiti fuori bilancio, un “vulnus tecnico” che ha fatto sbarcare la questione in Consiglio Comunale.

Un messaggio politico

Alla fine i Badalamenti otterranno comunque, un  risarcimento, sia pure minimo, quasi simbolico ma, astenendosi, l’opposizione ha scelto di dire no per far passare un messaggio politico e sociale chiaro circa l’inopportunità di pagare giusto ora che i cittadini saranno chiamati alle urne.

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