Esce dal carcere Pagliarelli il principale indagato dell’inchiesta sul presunto giro di corruzione attorno alla cooperativa Nido d’argento di Partinico. Il tribunale del riesame ha concesso i domiciliari a Giuseppe Gaglio, patron della coop che aveva esteso i suoi interessi in mezza Sicilia grazie, secondo gli inquirenti, alle mazzette garantite a politici e burocrati di diversi Comuni.

Come scrive Il Giornale di Sicilia in un articolo a firma di Michele Giuliano, nel contempo i due dipendenti della Nido d’argento, Francesco Chiavello e Giuseppe Chiaramonte, sempre su disposizione del tribunale del Riesame, hanno avuto in alternativa ai domiciliari l’obbligo di dimora a Partinico. Le motivazioni saranno depositate entro 45 giorni.

Tutti e tre, difesi dagli avvocati Loredana Culò e Antonino Agnello, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al Gip Elisabetta Stampacchia in occasione dell’interrogatorio di garanzia.

L’indagine

L’indagine è culminata con 12 misure cautelari e 15 indagati complessivamente. I carabinieri della compagnia di Partinico hanno fatto emergere presunti episodi di regalie e assunzioni date dalla cooperativa in cambio di corsie preferenziali per agganciare vari appalti.

Da Gaglio, secondo l’accusa, partivano direttive anche ai fedelissimi della cooperativa, così come la decisione dei regali da fare. Come nel caso dell’appalto di Gela: sarebbe stato corrotto l’avvocato Antonio Geraci a cui avrebbe fatto da tramite l’ex sindaco di Partinico Salvo Lo Biundo, recapitando una busta con 2 mila euro.

L’appalto

Parlando con i suoi collaboratori Gaglio, conosciuto come l’imprenditore che ha fatto rinascere turisticamente Borgo Parrini, diceva chiaramente: Serve la politica, riferendosi alla necessità di un intervento per sbloccare appalti e pagamenti. E riferendosi all’ex sindaco diceva: “Salvo Lo Biundo è quello che risolve sempre problemi! E quello che è, eh eh eh… è numero uno”.

Pochi giorni fa sempre il tribunale del riesame si era anche espresso sul ricorso di Lo Biundo, che era ai domiciliari ed ha avuto l’obbligo di dimora a Partinico. L’avvocato dell’ex primo cittadino, Nino Zanghì, nel ricorso ha avanzato una serie di motivazioni.

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