Da posto sconosciuto ed abbandonato a fenomeno virale. Borgo Parrini in quattro anni è entrato in un circuito turistico che in estate frutta una media di 1.500 presenze a settimana. Parallelamente con un fatturato da 13 milioni annui ed oltre 1.250 dipendenti. Giuseppe Gaglio, padre del borgo e presidente della coop sociale Nido D’Argento, arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione con altre sette persone, aveva avuto l’idea. L’intuizione. E “realizzava un sogno” quando ha completato gli interventi di restyling del vecchio nucleo contadino non lontano da Partinico.
Il boom
Il sogno dell’imprenditore era quello di rimettere in sesto le abitazioni oramai diroccate per rilanciare questa porzione di territorio. E c’è riuscito.
Il bianco e l’azolo caratterizzano il nucleo di abitazioni tutte ristrutturate da Gaglio nell’arco di un ventennio. Aveva detto di aver speso i suoi risparmi proprio su questo progetto, facendo comunque tutto in economia. Prima ha acquisito le abitazioni che erano diventate dei ruderi, partendo da altri immobili che erano già di sua proprietà. E aveva anche detto: “Spero che questo esempio sia seguito da altri privati con la voglia di investire per far rinascere questo angolo di città che era stato dimenticato”.
Il restyling artisticamente ispirato a Gaudì
Il successo, poi, è arrivato quasi improvvisamente grazie proprio all’idea di fondo che lega questa riqualificazione. In sostanza, il nucleo di ruderi diventati oggi la grande attrazione sono stati ristrutturati tenendo conto delle contaminazioni delle civiltà mediterranee, utilizzando il bianco e l’azolo, con un’integrazione dello stile di Antoni Gaudì, noto architetto spagnolo che basava principalmente i propri lavori su forme naturali. Partinico così si è riscoperta improvvisamente terra di turismo.
Il padre di Borgo Parrini tra gli arrestati
E’ Giuseppe Gaglio, presidente del cda della cooperativa sociale Nido D’Argento, il personaggio chiave dell’inchiesta su un giro di tangenti a funzionari pubblici scoperto dai carabinieri di Palermo. Gaglio, con la complicità di dipendenti fidati come Massimiliano Terzo, Francesco Chiavello e Giuseppe Chiaramonte, aveva escogitato un piano accurato per vincere il maggior numero di appalti e assicurarsi puntualità dei pagamenti dei servizi sociali commissionati.
Il dirigente e i suoi individuavano il pubblico ufficiale da avvicinare “mediante un approccio reverenziale fino a irretirlo”, scrive il gip che ha disposto 12 misure cautelari. Anche il reperimento delle risorse necessarie per il pagamento delle tangenti era è affidato a meccanismi rodati, messi a punto dal presidente della coop e dai suoi uomini per evitare la tracciabilità delle operazioni illecite. I fondi neri da distribuire ai pubblici ufficiali per i loro servizi erano costituiti da soldi versati da Gaglio ai suoi stretti collaboratori con bonifici con causali fittizie, poi restituito in contanti, dalla riscossione in nero, tramite i referenti locali della cooperativa, dei proventi delle attività di consulenza effettuate, o dai ricavi delle numerose attività svolte dalla Nido D’Argento.
La provvista veniva poi distribuita ai pubblici ufficiali corrotti. La sede della Nido D’Argento e le cooperative Medea ed Antropos (gestite da Chiavello nonostante fossero intestate formalmente ad altri), costituivano le basi logistiche dell’associazione criminale e le sedi degli incontri tra Gaglio e i suoi e i dirigenti collusi.
Amici in ogni posto
“Abbiamo un amico in ogni posto”, diceva Massimiliano Terzo, dipendente della cooperativa sociale Nido D’Argento finita in una inchiesta su un giro di mazzette in cambio di favori e appalti. E in effetti di pubblici ufficiali disposti a vendere la funzione in cambio di soldi la coop e il suo presidente, Giuseppe Gaglio, ne aveva ovunque. “Secondo te che attività si potrebbe proporre?” chiedeva Terzo alla dirigente del comune di Balestrate, Maria Rita Milazzo, per capire come vincere una gara. “Potresti fare attività di laboratorio… di pittura …di scrittura…la scuola prevista è l’Aldisio…che c’è un grande giardino attorno se voi avete anche piscine esterne fargli fare giochi lì… secondo me queste attività voi potreste proporre…”, rispondeva lei. Ma i consigli della dirigente avevano un prezzo: “Ti volevo chiedere, ma c’è possibilità di lavorare per mia figlia?”. E Terzo rispondeva: “se noi riusciamo ad acchiapparne qualcuno sì, certo!.. “Va be se c’è poi l’assegnazione… non ti preoccupare, dico, che in base alla disponibilità che ha lei, la facciamo… la inseriamo”.
I regali e i favori ottenuti
C’era chi, come la dipendente del comune di Balestrate Maria Rita Milazzo, ora indagata per corruzione e turbativa d’asta, dava indicazioni alla coop Nido D’Argento su come impostare l’offerta progettuale, per aggiudicarsi la gestione dei centri estivi e in cambio otteneva l’assunzione della figlia e del nipote nella stessa coop. E chi, come Michela Sclafani, funzionaria all’ufficio direzione politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo, velocizzava la liquidazione dei pagamenti che spettavano alla coop per i servizi socio assistenziali svolti (tra cui quello del trasporto scolastico degli studenti con disabilità), e, riceveva, per il suo aiuto, insieme al marito Giovanni Dalia, collane con smeraldi da 1.800 euro, profumi di marca, olio d’oliva, dolci e panettoni e l’assunzione di amici nella cooperativa.
Gli episodi sono emersi nell’inchiesta della Dda di Palermo sulla cooperativa di Partinico Nido D’Argento che ha portato a 12 misure cautelari. Un indagato è ancora ricercato. C’era poi chi, come Antonio Geraci, presidente della commissione aggiudicatrice di una gara bandita del Comune di Gela faceva sì che a vincere fosse la Nido d’Argento, incassando come contropartita 2mila euro tramite l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo.
La lista dei favori ricevuti dalla coop in cambio di soldi e regali è lunga. Per gli inquirenti ad esempio anche il dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento, Gaetano Di Giovanni, ora capo dei vigili, avrebbe favorito l’affidamento del servizio di assistenza domiciliare socio-assistenziale per anziani non autosufficienti (per un totale di 204.051 euro) alla società Medea controllata da Gaglio e dei servizi socio-assistenziali nei comuni di Santa Elisabetta e di Agrigento (per un importo complessivo di 89.355) alla Nido D’Argento, in cambio di 7mila 500 euro in tre tranche.
L’indagine ha svelato anche che la funzionaria comunale di Marsala, Maria Pia Falco, avrebbe preso soldi per far aggiudicare alla Nido D’Argento la gestione dei servizi socio assistenziali e che il responsabile del Settore Politiche Sociali e Culturali del Comune di S. Cataldo, Aldo Raimondi avrebbe favorito la coop in cambio di oltre 10mila euro e un contratto da assistente sociale all’amante.
Gli indagati
L’inchiesta dei carabinieri di Palermo su un giro di mazzette a pubblici ufficiali in cambio di appalti ha portato a 11 misure cautelari.
Le manette sono scattate per Giuseppe Gaglio, legale rappresentante e presidente del cda della cooperativa Nido d’Argento, Massimiliano Terzo, dipendente della coop e Gaetano Di Giovanni dirigente del distretto socio sanitario di Agrigento e capo dei vigili urbano della Città dei Templi.
I domiciliari sono stati disposti per Giuseppe Chiaramonte e Francesco Chiavello, dipendente ed ex dipendente della Nido D’Argento, per l’ex sindaco di Partinico Salvatore Lo Biundo, per Maria Pia Falco, istruttore direttivo al Comune di Marsala e Aldo Raimondi, responsabile del settore Politiche Sociali e Culturali del Comune di S. Cataldo (Cl). Un sesto destinatario degli arresti domiciliari è ancora ricercato. La sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio è stata invece notificata a Maria Rita Milazzo, dirigente del Comune di Balestrate, Michela Sclafani, funzionaria dell’ufficio direzione Politiche sociali della Città Metropolitana di Palermo e Antonino Geraci, presidente della commissione aggiudicatrice nella gara per l’affidamento della gestione e realizzazione “Azione A Rafforzamento dei Servizi Sociali”. Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione finalizzata alla corruzione, corruzione, turbata libertà degli incanti e istigazione alla corruzione.
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