“Come si può morire in questo modo? Cosa può essere passato per le loro menti in quegli istanti prima che quei colpi partissero?
Perché è accaduto tutto questo? Perché? Piero nel mio pensiero sei ancora lì dietro la scrivania della Samot a lavorare. Sei ancora lì a trovare le parole giuste per rispondere alle mie preoccupazioni. Bisogna continuare a dare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ha… cantava il grande Vasco…Noi.. i Tuoi amici continueremo a farlo anche se ci mancherai tantissimo”.

Giorgio Trizzino, ex parlamentare e fondatore della Samot, che si occupa di cure palliative,  lo scrive sconsolato. E’ uno dei tanti rimasti sconvolti, dalla morte di Pietro Delia commercialista di 65 anni e Laura Lupo, 62 anni, agente della polizia municipale. Ieri mattina,  dopo una serata trascorsa insieme alla figlia, la tragedia si è consumata nell’appartamento nella centralissima via Notarbartolo a Palermo,  zona presidiata perché ci vive magistrato.

L’omicidio suicidio

La donna avrebbe impugnato la pistola di ordinanza e avrebbe sparato contro il marito quattro colpi che lo hanno raggiunto al torace e all’addome e poi avrebbe rivolto contro di sé l’arma ferendosi mortalmente al collo e alla testa. A scoprire i cadaveri, i vigili del fuoco che chiamati dai vicini e dalla figlia che non riusciva a mettersi in contatto con i genitori. Aveva un appuntamento con il padre per andare allo studio che si trova in via Nicolò Gallo.

Gli amici sconvolti

“Non potevamo mai pensare una cosa simile”, ha detto un familiare nei pressi dell’abitazione. I carabinieri del comando provinciale hanno trovato i due corpi riversi in cucina. La donna impugnava ancora la pistola. Nessun segno di effrazione nella porta d’ingresso. La casa in ordine, nulla fuori posto.

Alle nove del mattino, mentre i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche entrano nella portineria di via Notarbartolo 49, amici e parenti della coppia morta si abbracciano. “Impossibile che sia successa una cosa del genere, non ci credo”, dice un altro collega di lei. Laura ricordata come una persona solare, lui uno che amava la vita. Nessuno ha sentito litigi, non il minimo sentore. “Se solo avessimo sospettato, saremmo intervenuti immediatamente”, dice un’amica.

L’ipotesi della gelosia

L’ipotesi è che la donna fosse gelosa del marito e temesse un tradimento. E’ quanto sussurrano amici e parenti. Marito e moglie erano conosciuti e apprezzati nelle loro attività. Erano stati separati per qualche tempo, poi erano tornati insieme.

Pochi dubbi sulla dinamica

Ci sono pochi dubbi su quanto è successo questa mattina tra le 6.30 e le 7 nell’appartamento in via Notarbartolo a Palermo. E’ stato in quel momento che qualcuno ha sentito dei colpi di pistola che hanno rotto il silenzio del sabato mattina. Le indagini sono condotte dai carabinieri ed è intervenuto il medico legale. I due corpi  erano in cucina.  La prossima settimana è fissata l’autopsia al reparto di Medicina Legale del Policlinico dove le salme sono state trasportate.

Colleghi sconvolti

“Siamo sconvolti. La nostra collega era apprezzata da tutti e non avremmo mai pensato a un epilogo così tragico – dice Nicola Scaglione sindacalista e collega della donna – Aspettiamo di comprendere cosa sia successo, ma a caldo posso dire che nessuno di noi poteva immaginare una sciagura di questo tenore. Laura era una persona stimata alla quale volevamo tutti bene”. Per tutti un’azione violenta che lascia sgomenti. “Una storia bruttissima che ci ha colto tutti di sorpresa. Nessuno poteva immaginare un epilogo così drammatico – dice il comandante della polizia municipale Angelo Colucciello – La nostra collega era una persona caratterizzata da grande pacatezza e signorilità nel tratto e nel comportamento. Svolgeva l’attività negli uffici del giudice di Pace con grande professionalità e preparazione. Un’agente della polizia municipale irreprensibile”.

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