Permangono condizioni gravi di insufficienza multiorgano, supportate totalmente dal trattamento intensivo, per quanto riguarda il sesto operaio ferito nella strage di Casteldaccia costata la vita a a 5 operai. L’uom0 si trova in rianimazione.

Condizioni che si cerca di mantenere stabili con il supporto intensivo, e solo dopo si potrà iniziare un percorso di approfondimento strumentale e clinico dei danni subiti ai vari organi e apparati, con particolare riferimento a quelli vitali.

Le indagini sull’appalto

Si concentra sui contenuti del capitolato d’appalto e sulla decisione di cambiare modalità di intervento durante i lavori in corso nell’impianto di sollevamento liquami. Dopo che i sigilli sono stati posti alla sede dell’azienda oltre che al cantiere del depuratore dove è avvenuto il drammatico incidente sul lavoro, è il tempo delle domande.

Chi ha preso quella decisione

Il discrimine per comprendere se ci siano responsabilità penali e in capo a chi sembra essere stabilire chi ha pres la decisione fatale e per risalire a questo dettagli tutt’altro che secondario, sono essenziali le testimonianze. Ma importante è anche comprendere cose era previsto nell’appalto, cosa è stato trasmesso nel sub appalto e seguire l’intera catena di controllo.

Per garantire libero accesso ai documenti da parte degli inquirenti sono stati posti i sigilli alla sede della Quadrifoglio Group in via Milano a Partinico. Si tratta dell’azienda a cui erano stati affidati i lavori per liberare la conduttura fognaria di Casteldaccia. Lavori che si sono conclusi con la strage.

I dettagli dell’affidamento dei lavori

L’impresa non aveva avuto l’appalto direttamente dall’Amap, l’azienda acquedotto di Palermo che gestisce rete idrica e fognaria non solo del capoluogo ma anche di decine di comuni della provincia. Si trattava di un subappalto ottenuto dalla Tek, questa sì incaricata da Amap.

Dai documenti fin qui analizzati emerge, però, la conferma che il piano dei lavori non prevedeva che gli operai entrassero nell’impianto. L’inchiesta, condotta dalla Procura di Termini Imerese, in questa fase è coordinata personalmente dal procuratore Ambrogio Cartosio

L’interrogatorio del direttore dei lavori

Nell’ambito della ricostruzione è stato ascoltato a lungo il direttore dei lavori, già sentito a caldo, poche ore dopo la tragedia. L’inchiesta, adesso, cambia il suo focus. L’attenzione non è più sui dispositivi di sicurezza mancanti, visto che non era prevista la discesa in sotterranea, piuttosto bisognerà capire chi ha preso la decisione di intervenire dal basso in difformità all’appalto, scelta risultata fatale.

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