I giudici della Corte di Appello di Catania hanno emesso 9 condanne ed un’assoluzione nell’ambito del processo Tonnara. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga.

Le sentenze

Vincenzo Buccheri: 10 anni e 3 mesi; Dario Caldarella: 10 anni e 3 mesi; Marco Maieli:  5 anni e 6 mesi; Antonio Rizza:16 anni e 6 mesi; Ivan Rossitto: 12 anni ed un mese; Pasquale Graziano Urso: 4 anni; Raffaele Ballocco: 13 anni e 4 mesi; Danilo Briante: 24 anni; Gaetano Maieli: 12 anni. Assolta Giuseppina Riani per non aver commesso il fatto.

I vertici del gruppo

Rizza e Briante, quest’ultimo difeso dall’avvocato Junio Celesti, sono indicati dai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania, come le figure apicali di questo sodalizio che operava tra via Aldo Carratore e viale Santa Panagia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i due avrebbero dati ordini sulle dosi giornaliere da consegnare agli spacciatori “organizzati in veri e propri “turni di lavoro”, in modo tale da garantire le cessioni di stupefacente senza soluzione di continuità durante l’arco dell’intera giornata”.

Una tesi rigettata dagli indagati, per i quali non sussisteva alcuna struttura verticistica in grado di controllare il commercio di droga nel rione della Tonnara, al centro, in passato, di altre inchieste contro il traffico di sostanze stupefacenti.

Le rivelazioni del pentito

Francesco Capodieci, ex capo del gruppo Bronx, diventato collaboratore di giustizia, nel corso del dibattimento, ha confermato il ruolo operativo di Briante e Rizza  ma si è anche soffermato sulla posizione di Gaetano Maieli,  indicato dal pentito come “la mente fine del gruppo”.

L’imprenditore

Quest’ultimo, secondo gli inquirenti, avrebbe accumulato proventi illeciti derivanti dallo spaccio di sostanze stupefacenti e con questi, nella tesi delle forze dell’ordine, avrebbe avviato un’attività di ristorazione nella zona del Santuario della Madonna delle Lacrime, a San Giovanni. Secondo gli inquirenti, l’imprenditore siracusano avrebbe affidato la gestione del locale a dei prestanome.