I giudici della Quinta sezione della Cassazione hanno rinviato alla Corte di Assise di Appello di Catania la sentenza a 30 anni di reclusione nei confronti di Davide Greco, 35 anni, priolese, per l’omicidio di Alessio Boscarino, ucciso a colpi di pistola nella notte tra il 3 ed il 4 dicembre del 2016 in via Tasso, a Priolo. 

Le condanne definitive

Per questo delitto, sono stati condannati, in via definitiva, Christian e Roberto De Simone 38 e 31 anni, fratelli, di Priolo.

Il caso di Greco

In realtà, anche Greco, assistito dall’avvocato Antonio Zizzi, venne condannato all’ergastolo ma la Cassazione rinviò, una prima volta, la sentenza alla Corte di Appello non ritenendo giustificati i motivi abbietti contestati all’imputato.

Nel secondo processo, i giudici hanno ridotto la pena a 30 anni di reclusione ma il legale ha contestato la recidiva accolta dai giudici della Quinta sezione della Corte di Cassazione per cui la sentenza impugnata deve essere rinviata “per la rideterminazione del trattamento sanzionatorio ad altra sezione della Corte di Assise di Appello di Catania”

Il movente

Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, il movente del delitto è legato un regolamento di conti per la gestione del traffico di droga.

La svolta

Christian De Simone aveva sempre negato di essere stato l’autore dell’omicidio ma la svolta clamorosa al processo arrivò quando ha deposto un collaboratore di giustizia, Sebastiano Sardo, ex appartenente al clan Cappello di Catania, che ricordò di aver incontrato Christian De Simone poco dopo il delitto. Il pentito disse che il 38enne, stando al suo racconto, avrebbe ucciso Boscarino in un gesto d’impeto per le minacce di morte ai familiari di De Simone ed il danneggiamento di un’auto.

La confessione di De Simone

In effetti,  Christian De Simone, confermò la ricostruzione del pentito e fece ritrovare l’arma usata nell’omicidio, rinvenuta dagli agenti del commissariato di Priolo in una zona di campagna di Priolo.

La lite con la vittima

Ci sarebbe stata una lite tra i due e, secondo la tesi dell’imputato, il pericolo per l’incolumità per la moglie lo avrebbe spinto ad armarsi e sparare alla vittima, affermando, contestualmente, che il fratello e Greco avevano provato a fermarlo.

La tesi della Procura

Per gli inquirenti, invece, le cause del delitto risalgono a due mesi prima della morte della vittima, quando venne arrestato il nipote dei due fratelli, difesi dagli avvocati Sebastiano Troia e Puccio Forestiere. Durante la perquisizione nella sua abitazione, fu sequestrata una partita di droga, il cui valore sarebbe stato quantificato dai De Simone in 30 mila euro, e ritenendo responsabile Boscarino di quella perdita gli avrebbero chiesto un risarcimento. La madre della vittima, assistita dall’avvocato Domenico Mignosa,  avrebbe versato nelle mani di un familiare degli imputati 4 mila euro che, però, secondo i pm, non sarebbero bastati.

 

 

 

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