In pieno fermento i magazzini, dove in segreto, la maestria dei sambiagesi è all’opera per allestire pezzo per pezzo, particolare per particolare, la grande galleria a cielo aperto. Per offrire ai tanti forestieri un’opera unica al mondo, dove l’intreccio di colori, di materiali naturali, di estro e fantasia promettono spettacolo per gli occhi e balsamo per l’anima.
Una passeggiata nel corso principale di un piccolo paese dell’entroterra siciliano, San Biagio Platani, dove vivere una favola, una magia, dove immergersi nella visione complessiva di un sogno e tuffarsi nei particolari di ogni singola piccola parte curata con arte e precisione. Intreccio di canne e salice fanno da sfondo alle navate delle due confraternite: Signurara e Madunnara, eterni competitori di bellezza. Navate che iniziano con un portale generalmente raffigurante prospetti di chiese e che si chiudono al centro, di fronte la Chiesa madre, con gli archi veri e propri. Triangoli a forma di ali di farfalle decorati con pane, marmorate, arance, alloro, tutti prodotti che madre natura offre con generosità e dove ogni forma assume un significato mistico.
Navate decorate a tema, con quadri di sapiente fattura e pane elaborato in varie forme. Tutto senza fondi pubblici, sovvenzionato dai commercianti e piccoli imprenditori del luogo e tanto volontariato che con devozione si adopera sotto la regia dal comitato cittadino “Creatività di un popolo”. Una tradizione lunga trecento anni, tramandata da generazione in generazione per offrire ogni anno uno spettacolo indimenticabile, ricco di cultura rurale, arte, sapienza e perfezione.
L’unicità che contraddistingue un popolo, dove il sole e lo scirocco siciliano fanno da sfondo, consentendo la vera percezione dei colori e illuminando ancora di più lo splendore degli “Archi di Pasqua” che, già di loro, vivono di luce propria. Il miracolo del risveglio, la gioia nei cuori, la voglia di vivere e disegnare un futuro migliore, una nuova speranza capace di spazzare via il buio e la condizione di disagio che vive ogni famiglia, di dimenticare angosce, separazioni, difficoltà, mancanza di lavoro, figli lontani: gli “Archi di Pasqua” sono anche questo. I sambiagesi hanno nel loro dna l’arte e il culto del bello. Unica loro ricompensa sono i tanti forestieri che, mentre immortalano nimpe, quadri, pane, canne e commentano anche i piccoli particolari, indovinando forme e materiali, regalano la loro meraviglia, unico riconoscimento che lava con acqua cristallina la fatica di mesi di lavoro al chiuso dei magazzini.
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