Due aggiornamenti chiave al Piano per l’assetto idrogeologico (PAI) sono stati ufficialmente approvati dall’Autorità di bacino della Regione Siciliana. Si tratta di modifiche sostanziali che riguardano i comuni di Alcamo, nel Trapanese, e Leonforte, in provincia di Enna, recentemente colpiti da eventi climatici estremi.

Entrambi i territori sono ora classificati come “siti di attenzione”, un’etichetta che implica l’applicazione dei livelli massimi di rischio idraulico e idrogeologico.

Le nuove classificazioni non si limitano a una segnalazione simbolica: portano con sé vincoli stringenti per l’urbanizzazione futura, nuovi obblighi progettuali e restrizioni importanti sulle attività edilizie. Queste decisioni riflettono un cambiamento sempre più urgente nell’approccio regionale alla gestione del rischio ambientale.

Perché Alcamo e Leonforte sono ora zone ad alta criticità

Ad Alcamo, nel mese di settembre, violente precipitazioni hanno messo in crisi l’intero sistema urbano di drenaggio. L’acqua ha allagato l’area di piazza Ciullo, espandendosi fino alla chiesa di Maria Santissima dei Miracoli. La situazione è stata aggravata dalla crescente impermeabilizzazione del suolo, effetto collaterale di un’urbanizzazione intensa e non sempre pianificata con criteri di sostenibilità.

A Leonforte, il 19 agosto 2025, un violento nubifragio ha fatto esondare il torrente Crisa, che attraversa il centro abitato. La presenza di guadi all’interno dell’alveo del fiume ha amplificato l’effetto delle acque, causando danni rilevanti e richiedendo un intervento d’urgenza.

In entrambi i casi, l’Autorità di bacino ha deciso di perimetrare d’ufficio le aree colpite, tracciando confini precisi all’interno dei quali si applicano ora limiti e controlli più rigorosi. “Sono stati dichiarati ‘siti di attenzione’ con l’applicazione dei livelli massimi di rischio e pericolosità”, si legge nella nota ufficiale.

Licata resta in attesa: rinviato l’aggiornamento al PAI

Il quadro in evoluzione interessa anche Licata, in provincia di Agrigento. Anche questo comune è stato teatro di eventi meteorologici intensi, ma per il momento l’aggiornamento del PAI è stato rinviato. La motivazione è prudenziale: secondo quanto riferito, “le recenti forti precipitazioni hanno aggravato il quadro complessivo di rischio”, spingendo l’Autorità a rinviare ogni decisione in attesa di ulteriori verifiche.

Il rinvio, proposto dal segretario generale dell’Autorità di bacino Leonardo Santoro, dimostra un atteggiamento di cautela e attenzione al contesto mutevole. Il territorio viene osservato in tempo reale, grazie a un monitoraggio costante delle dinamiche idrauliche e geologiche.

Vincoli più severi per l’urbanistica

Per i comuni ora inseriti tra i “siti di attenzione”, cambia radicalmente l’approccio alla pianificazione urbanistica. I nuovi vincoli idrogeologici e idraulici si rifletteranno in ogni fase progettuale, dalle opere pubbliche alle concessioni edilizie private. Non sarà più possibile costruire liberamente, e ogni nuovo intervento dovrà tener conto dei livelli di rischio aggiornati.

Nel corso della riunione dell’11 novembre 2025, la conferenza operativa ha anche approvato nove ulteriori aggiornamenti del PAI, tutti proposti da amministrazioni comunali. Si tratta di un segnale positivo: i Comuni si mostrano più consapevoli dei pericoli del territorio e più proattivi nella richiesta di strumenti per la mitigazione del rischio.

Nuove perimetrazioni anche a Stromboli e Misiliscemi

L’attività dell’Autorità di bacino non si ferma. Nuove aree perimetrate sono state individuate anche sull’isola di Stromboli e nel comune trapanese di Misiliscemi. In questi territori, le restrizioni imposte dalle nuove classificazioni vietano nuove edificazioni, anche se non esiste una richiesta esplicita da parte delle amministrazioni locali.

Queste delimitazioni rappresentano un’opportunità concreta per i Comuni: grazie alla piattaforma Rendis (Repertorio nazionale del dissesto), gestita dalla stessa Autorità di bacino, è possibile presentare progetti mirati a ridurre la pericolosità delle aree interessate. L’inserimento nel Rendis è infatti condizione necessaria per accedere a fondi destinati alla messa in sicurezza del territorio.