Beni mobili, immobili e risorse finanziarie sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Agrigento perchè riconducibili a Leo Sutera, 66 anni, di Sambuca di Sicilia e ai suoi familiari.

Sutera è stato già condannato per mafia e sottoposto al regime del 41 bis e recentemente coinvolto nell’operazione ‘Nuova Cupola’.

Il provvedimento di sequestro per 400 mila euro è stato eseguito dopo diversi accertamenti bancari e patrimoniali. Sequestrati un villino sulle alture di Sambuca di Sicilia, vari appezzamenti di terreno siti nello stesso comune, quote societarie di un esercizio commerciale di Sciacca, cavalli gestiti presso un maneggio sempre a Sambuca di Sicilia.

Il quadro economico-patrimoniale di Sutera che aveva ricoperto la qualità di “reggente” di cosa nostra nella provincia di Agrigento, pur non apparendo palesemente connotato da aspetti sperequativi tra risorse ed impieghi, è stato minuziosamente analizzato dai finanzieri, specie in considerazione dello spessore criminale di assoluto rilievo.

Sutera esponente di spicco di lungo corso di “cosa nostra”, come del resto emerso a più riprese dagli esiti anche processuali di numerose inchieste che lo hanno coinvolto già dagli anni ’80, connotando il suo profilo come uno – anche attualmente – tra i più significativi in ordine non solo alle vicende di mafia agrigentine, ma anche palermitane.

Dalle indagini è emerso che Sutera ha costituito per anni il trait-d’union prima come capo del mandamento di Sambuca e poi come reggente della provincia di Agrigento con il vero e proprio vertice dell’associazione mafiosa, in ciò favorito sia dalla posizione geografica di Sambuca e della valle del Belice che dalle proprie capacità organizzative e di mediazione unanimemente riconosciute dagli stessi rappresentanti apicali di “cosa nostra” succedutisi negli ultimi anni. L’udienza per la discussione della proposta di applicazione della misura di prevenzione è fissata per il prossimo 18 gennaio.

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