I Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento hanno arrestato dieci capimafia delle cosche agrigentine e palermitane e notificato un obbligo di dimora a un undicesimo indagato.

L’operazione è stata coordinata dalla Dda di Palermo. In manette sono finiti boss ed estorsori già arrestati a gennaio scorso nell’ambito del maxiblitz ‘Montagna’ poi scarcerate dal tribunale del Riesame.

Il blitz, ordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è scattato nel cuore della notte con l’ausilio di un elicottero, di unità cinofile e dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Sicilia.

L’operazione ha inflitto un ulteriore duro colpo agli attuali assetti di “Cosa nostra”, permettendo di documentare ulteriormente estorsioni ai danni di 7 aziende. Numerose le perquisizioni, alla ricerca di droga, armi ed esplosivi.

TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI

Il blitz è scattato alle 3 di notte. Un elicottero vigilava dall’alto, facendo rapidamente la spola tra Raffadali, Favara e San Biagio Platani. sono stati impigati oltre 100 militari, supportati anche da unità cinofile per la ricerca di droga, armi ed esplosivi, che hanno fatto simultaneamente irruzione in ville, appartamenti, case di campagna e casolari. In pochi minuti, sono scattate le manette ai polsi di tutti i 10 soggetti ritenuti pericolosi, quasi tutti ai vertici delle famiglie di “Cosa Nostra” agrigentina e del palermitano. I provvedimenti sono stati emessi, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, con l’accusa di “associazione di tipo mafioso armata” finalizzata alle estorsioni.

La vasta operazione odierna è scaturita da attività investigative svolte dai Carabinieri del Reparto Operativo di Agrigento nel periodo fra Febbraio e Maggio 2018, che hanno permesso di acquisire ulteriori elementi di prova, corroborati anche dalle dichiarazioni rese da un nuovo collaboratore di Giustizia, convintosi a dare il suo contributo proprio dopo essere stato arrestato nell’ambito dell’operazione denominata in codice “Montagna”.

Sono stati così ulteriormente raccolti, secondo l’accusa, gravi e concordanti elementi indiziari che hanno delineato le responsabilità ed i vari ruoli assolti, in seno ai mandamenti ed alle famiglie mafiose, dai destinatari del nuovo provvedimento cautelare, i quali, nello scorso mese di Febbraio erano stati rimessi in libertà dal Tribunale del Riesame a seguito del primo imponente blitz.

Nel corso di queste ulteriori indagini, nei confronti di alcuni dei destinatari del provvedimento restrittivo, sono stati acquisiti elementi di prova relativi al loro coinvolgimento in estorsioni, tentate e consumate, ai danni complessivamente di sette società appaltatrici di opere pubbliche di ingente valore. L’inchiesta in corso, come noto, aveva già documentato l’esistenza di un nuovo Mandamento, quello, appunto, chiamato della “Montagna”, da cui prende il nome l’intera operazione.  

Il nuovo mandamento è risultato essere il frutto di una scelta fatta nel 2014 dal 37enne Francesco Fragapane, arrestato durante il primo blitz, ritenuto Capo del medesimo mandamento, figlio di Salvatore, quest’ultimo già capo provincia di “Cosa Nostra” agrigentina.