Il Tribunale di Sciacca, presieduto dal giudice Antonio Tricoli, con a latere i giudici Valentina Del Rio e Paolo Gabriele Bono, ha emesso la sentenza di condanna nei confronti di nove imputati coinvolti nel crac della storica Cantina sociale Enocarboj di Sciacca, dichiarati colpevoli di bancarotta fraudolenta. Lo rende noto il giornale di Sciacca risoluto.it
Gli imputati Francesco Turturici, Matteo Cutino, Salvatore Ciaccio e Arturo Morreale sono stati condannati alla pena di 8 anni di reclusione ciascuno. A Vincenzo Marinello e Concettina Chiarini è stata inflitta una pena di 7 anni e 6 mesi di reclusione. Giuseppe Tulone ha ricevuto la medesima pena di 7 anni e 6 mesi, mentre Giuseppe Bono è stato condannato a 7 anni e Antonino Sutera a 6 anni e 6 mesi.
Il collegio giudicante ha inoltre ordinato la confisca dei beni sottoposti a sequestro giudiziale e fissato in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni della sentenza, letta in udienza pubblica il 17 luglio 2025.
L’accusa: operazioni imprudenti e tentativi di salvataggio falliti
Secondo la pubblica accusa, secondo quanto riportato anche dal corriere di Sciacca, gli imputati – con condotte diverse – avrebbero posto in essere operazioni di grave imprudenza, finalizzate a ritardare la dichiarazione di fallimento, astenendosi dal richiederla e contribuendo così ad aggravare il dissesto della società. In particolare, l’accusa ha ricostruito una gestione che, nonostante perdite pesanti già alla fine degli anni Novanta, ha cercato di tenere in vita la cantina con strumenti che si sarebbero rivelati inadeguati e dannosi. Nel dettaglio, la perdita d’esercizio del 1999 ammontava a quasi 2 miliardi e mezzo di lire, mentre nel 2000 si registrò un ulteriore passivo di oltre 2 miliardi. Invece di attivare la procedura di liquidazione, gli amministratori dell’epoca sottoscrissero nel 2002 un contratto di associazione in partecipazione con un’altra società, nel tentativo di rilanciare l’attività produttiva e ammodernare gli impianti. Tale contratto prevedeva il versamento alla Enocarboj di 2 miliardi di lire, somma che a quanto emerso non sarebbe mai stata interamente corrisposta. A seguire, la società associata fu a sua volta dichiarata fallita dal Tribunale di Marsala nello stesso 2002, vanificando ogni prospettiva di risanamento. La Cantina Enocarboj venne infine dichiarata fallita nel febbraio 2010, dopo anni di crisi e operazioni giudicate dalla magistratura giudicante in primo grado scriteriate e dannose per i creditori e per la stessa sopravvivenza della cooperativa.
Interdizioni, risarcimenti e assoluzioni
Oltre alle pene detentive, con la sentenza di primo grado, tutti i condannati sono stati dichiarati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, inabilitati all’esercizio di impresa commerciale e incapaci di ricoprire cariche direttive per un periodo di dieci anni. Il tribunale ha inoltre disposto la condanna al risarcimento dei danni in favore della parte civile costituita, con una provvisionale di 300.000 euro, più 8.000 euro per spese legali, oltre a Iva e accessori come da normativa vigente. La quantificazione definitiva sarà affidata al giudice civile. Sono stati assolti Pasquale Caro, per non aver commesso il fatto, e Antonino Raffa, per il quale è stato dichiarato il non luogo a procedere a causa della sopravvenuta morte.






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