Presentata anche ad Agrigento la mostra di Jan Fabre, articolata in diversi siti della città: la biblioteca Lucchesiana, Monastero di Santo Spirito, museo archeologico e la Valle dei Templi.

Presenti, in un suggestivo tramonto sul parco archeologico, il cardinale Francesco Montenegro, l’assessore regionale ai Beni culturali Sebastiano Tusa, il responsabile di “MondoMostre” Simone Todarow e il direttore del parco Giuseppe Parello. Le due location sono sincrone e l’esposizione si concluderà il 4 novembre.

La tartaruga, simbolo di eternità ma anche del processo evolutivo, è il topos iconografico che si “contamina” con il classicismo della città agrigentino. Numerose le citazioni classiche dell’artista fiammingo, ma anche le connessioni con le neuroscienze e lo studio delle relazioni fra arte e cervello, come testimoniano le sculture esposte nella biblioteca Lucchesiana.

Per l’artista fiammingo nel carapace della tartaruga è nascosto il segreto del tempo e, dunque, anche il nostro anelito all’eternità. Un eternità che nella cornice della Valle dei Templi assurge al dono che la civiltà greca ha lasciato al mondo occidentale e i cui echi si avvertono ancora negli animi più sensibili.

A conclusione del percorso, di fronte al tempio di Giunone, troneggia “L’uomo che guarda le stelle”, con le braccia levate verso il firmamento.