Cinquemila siciliani a Licata per la manifestazione indetta dal comitato cittadino No Triv contro la realizzazione delle trivelle nel mare di Licata e contro gli interessi di sfruttamento delle risorse che Eni ha in tutto il mare siciliano.

Fra le varie realtà provenienti da più parti dell’Isola, presente con una propria folta delegazione, anche il movimento indipendentista Antudo.

“Un appuntamento di piazza che palesa la volontà del popolo siciliano di rendersi protagonista rispetto alle sorti della propria terra, di rivendicare con sempre più forza e convinzione il principio di autodeterminazione contro chi, dall’alto, semina morte, desertificazione, precarietà ed emigrazione di massa. “Trivellazione, miseria e lutto pagherete caro pagherete tutto” urlano in coro i manifestanti”.

Nello specifico il progetto “offshore ibleo” contrastato dalla comunità licatese e dai manifestanti tutti, è finalizzato alla riapertura di due giacimenti marini già esistenti posti a distanza di pochi kilometri dalle coste di Licata, di Palma di Montechiaro e dei popolosi insediamenti costieri. Nonostante le proteste degli abitanti, la potente multinazionale ha deciso di rendere operativo il progetto ed ha iniziato i lavori senza tenere minimamente conto dell’attuale tessuto economico dell’area, né tanto meno del rischio geologico e ambientale a cui si va incontro.

“Oggi il popolo siciliano torna in piazza per fermare l’ENI. Dal momento che il progetto ha ripreso vigore ed è entrato in fase operativa, mentre ENI adduce i soliti alibi del metano non inquinante e dei posti di lavoro che mancano, mentre la Regione persevera e sguazza nel suo silenzio, è necessario che l’opposizione popolare si faccia nuovamente sentire con sempre maggior forza. Il silenzio del presidente della Regione Nello Musumeci è gravissimo, egli stesso aveva affermato sia nel corso della campagna elettorale che nei primi mesi del suo insediamento come tutela dell’ambiente e del territorio fossero obiettivi prioritari della sua politica” si legge in una nota del movimento.

“Di fronte a tutto questo, risulta quanto mai necessario riaffermare che a poter decidere dei territori e cambiarne le sorti è solo chi i territori li abita; i pescatori, i disoccupati, i precari. Tutti coloro che non intendono emigrare, chiunque desideri vivere in un ambiente sano, dignitoso e, per dirla tutta, indipendente dal capitale e dallo Stato Italiano. Il progetto Offshore Ibleo, come altri progetti di devastazione territoriale, è figlio di un modello di sviluppo centrato sugli interessi delle grandi imprese e non sugli interessi delle comunità territoriali e sono proprio questi ultimi che vanno con forza riaffermati”  conclude il movimento Antudo