Il tribunale civile di Agrigento ha definitivamente annullato il provvedimento della prefettura di Agrigento, con cui il sindaco di Aragona, Giuseppe Pendolino, era stato sospeso dalla propria carica all’indomani della sentenza di condanna a 5 mesi e 10 giorni di reclusione, per tentato abuso di ufficio.

La sentenza, del giudice Enrico Legnini ha integralmente accolto la tesi degli avvocati Francesco Stallone, Donatella Miceli, Filippo Ficano e Filippo Gallina secondo cui la legge Severino non include il tentativo di abuso di ufficio tra i casi che comportano la sospensione dalla carica e le disposizioni limitative del diritto di elettorato, incidendo su di un diritto politico fondamentale, devono essere considerate di “stretta interpretazione” cosicché non ne è consentita una interpretazione estensiva né una applicazione analogica.

Il sindaco Pendolino, che era stato già provvisoriamente reintegrato a seguito dell’accoglimento del ricorso di urgenza presentato dai proprio legali, rientra dunque legittimamente in carica in modo definitivo.

La precedente condanna

Il 10 ottobre del 2022, i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento condannarono a 5 mesi e 10 giorni di reclusione Giuseppe Pendolino, imputato di abuso di ufficio. Il verdetto del collegio, presieduto da Alfonso Malato, aprì le porte alla sospensione da parte del prefetto ai sensi della legge Severino.

Tuttavia, condannato per abuso di ufficio tentato e non consumato: per questo la prefettura di Agrigento non poteva sospenderlo dalla carica di sindaco del Comune di Aragona perché la legge Severino non lo prevede. E così nel novembre del 2022, il giudice Enrico Legnini, della sezione civile del tribunale di Agrigento, sospese il provvedimento reintegrando, di fatto, Pendolino riconfermato primo cittadino alle elezioni dello scorso 13 giugno e “rimosso” all’indomani della sentenza del tribunale penale che lo condannava a 5 mesi e 10 giorni di reclusione per tentato abuso di ufficio.

Qualche giorno prima Pendolino era stata vittima di un’intimidazione: erano stati tagliati gli ulivi del suo terreno. Di “messaggio inquietante” parla la la Coldiretti siciliana che sottolinea l’importanza di “non cedere ad azioni criminali che anzi fortificano l’attività di un’amministrazione impegnata in una continua azione di rinnovamento”.