La divisione anticrimine della questura di Agrigento ha eseguito un provvedimento di confisca di beni diventato irrevocabili nei confronti di T. G.

Il valore dei beni confiscati, che riguardano beni immobili, rapporti finanziari, beni mobili registrati e impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, ammonta a circa 800.000 euro.

Il provvedimento ablatorio emesso dal tribunale di Palermo – Prima Sezione Penale per le Misure di Prevenzione – è divenuto definitivo nel febbraio 2024 e ha riguardato un compendio di beni, la gran parte dei quali già sottoposti a sequestro su proposta avanzata dal questore di Agrigento nel giugno 2018 a seguito di articolate indagini svolte dalla sezione misure di prevenzione patrimoniali della divisione polizia anticrimine.

Condannato definitivamente per usura e falsità ideologica

“La persona colpita dal provvedimento, dipendente della Regione Siciliana nonché consigliere della Provincia Regionale di Agrigento è stata in passato condannata in via definitiva per i reati di usura in concorso e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Il provvedimento divenuto definitivo, suggella la bontà delle investigazioni patrimoniali poste in essere dalla dvisione polizia anticrimine della Questura di Agrigento”, hanno commentato dalla questura agrigentina.

Colpo al clan mafioso di Gela, confiscati beni per 500mila euro ad esponente

La divisione polizia anticrimine della questura di Caltanissetta ha eseguito il decreto di confisca di beni, emesso dalla sezione misure di prevenzione del locale tribunale, divenuto irrevocabile a seguito di sentenza della corte di cassazione, con il quale è stata disposta la confisca definitiva dei beni in sequestro, per un valore di circa 500mila euro, riconducibili a un esponente di vertice dell’organizzazione criminale denominata “cosa nostra – gruppo degli Emmanuello”, che ha i suoi “affari” a Gela.

L’irrevocabilità del decreto di confisca ha consentito allo Stato di acquisire definitivamente beni immobili e beni mobili registrati che risultano essere il frutto del reimpiego dei proventi dell’attività illecita. L’esecuzione del provvedimento ablativo ha permesso l’acquisizione definitiva, a favore dell’Erario dello Stato, di 27 beni tra cui un’impresa individuale di allevamento di ovini e caprini e l’intero complesso aziendale, costituito anche da beni mobili registrati e numerosi mezzi agricoli; 19 beni immobili, di cui 4 fabbricati e 15 terreni; 3 beni mobili registrati, un’autovettura, un autocarro e un motoveicolo e 4 rapporti finanziari, 2 depositi a risparmio e 2 conti correnti.

I beni erano stati sottoposti a sequestro, nel dicembre del 2019, con decreto della sezione misure di Prevenzione del locale Tribunale, su proposta del questore della provincia di Caltanissetta, a seguito delle indagini di natura patrimoniali espletate dal personale dell’ufficio misure di prevenzione patrimoniali della questura nissena, che aveva verificato come il valore dei beni nella piena disponibilità dell’appartenente al sodalizio criminale era sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dallo stesso, accertando, quindi, che i beni oggi acquisiti definitivamente erano frutto delle attività illecite poste in essere e ne costituivano il reimpiego.