Salvatore Zichichi

Salvatore Zichichi è un medico per devozione, mente innovativa e nerd, crede nelle relazioni umane come leva per trasformare la sanità e la realtà.

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Il pomeriggio è quieto, le luci dello studio filtrano in modo soffuso. Davanti a me, due medici che hanno fatto della bellezza una missione di salute: Sebastiano Oieni e Nicolò Favuzza. Non due semplici medici che lavorano nell’ambito dell’estetica, ma professionisti che hanno studiato il volto umano come un territorio complesso, in cui ogni linea racconta una storia e ogni correzione deve rispettarne la geografia.

Io: «Parliamo di estetica e salute. Dove si incontrano davvero?»

Oieni inclina leggermente il capo, come a voler pesare ogni parola:

Oieni: «Si incontrano nel concetto di benessere globale. L’estetica non è la rincorsa alla perfezione, ma la ricerca di armonia. Quando interveniamo su un volto segnato o su un corpo che ha subito cambiamenti, lo facciamo per restituire equilibrio, non per creare un’immagine artificiale. E quell’equilibrio non è solo fisico: si riflette sul modo di percepirsi, sul tono dell’umore, sull’apertura verso gli altri.»

Io: «Quindi la medicina estetica è anche prevenzione?»

Oieni: «Assolutamente. Pensiamo alla prevenzione dell’invecchiamento cutaneo o alla gestione precoce di cicatrici e lesioni estetiche: sono interventi che evitano peggioramenti futuri. È prevenzione del malessere, che sia estetico o psicologico. Il concetto è lo stesso che guida i Piani Nazionale e Regionale della Prevenzione: mantenere lo stato di salute, non solo curare il danno…il famoso benessere psicofisico»

A questo punto Favuzza entra nella conversazione, con uno sguardo attento che tradisce anni di osservazione clinica:

Favuzza: «Oggi abbiamo strumenti potentissimi: filler di ultima generazione, Laser frazionati, peeling medicali, terapie bio-rigenerative. Ma la vera abilità è sapere quando usarli… e quando non usarli. Un bravo medico estetico non dice sempre di sì. Anzi, spesso il compito più difficile è spiegare al paziente che il trattamento che chiede non è adatto, o che l’effetto che desidera non è realistico.»

Io: «E come si gestiscono le aspettative?»

Favuzza: «Con ascolto e trasparenza. Prima di toccare una siringa o accendere un Laser, bisogna capire cosa c’è dietro la richiesta: è un disagio reale, oppure un’aspettativa alimentata da immagini filtrate sui social? La medicina estetica non può trasformare un volto in quello di un altro, né cancellare il passare del tempo. Può però migliorare la qualità della pelle, armonizzare i volumi, dare freschezza e vitalità. Il segreto è intervenire nel rispetto della fisionomia, perché un volto deve rimanere autentico.»

Oieni annuisce e aggiunge:

Oieni: «E poi c’è un limite etico: non possiamo alimentare dipendenze estetiche. Quando un paziente chiede ritocchi continui senza reali motivi clinici o estetici, dobbiamo avere il coraggio di fermarci e spiegare che l’eccesso porta all’artificialità, e l’artificialità toglie bellezza. L’equilibrio tra desiderio e possibilità è il cuore di questo lavoro.»

Io: «Quindi la bellezza perfetta non esiste?»

Favuzza: «Esiste la bellezza armonica, che è diversa per ognuno, personalizzata. Non è uno standard imposto, ma il risultato di un volto o di un corpo in equilibrio con la propria storia. E la medicina estetica, quando è ben praticata, non crea cloni: mette in risalto l’identità di ciascuno.»

Oieni: «Esatto. E non dimentichiamo che la medicina estetica tratta anche patologie o esiti delle stesse: pensiamo alle cicatrici da acne, alle asimmetrie post-chirurgiche, agli esiti di malattie dermatologiche. In questi casi, l’intervento ha un valore terapeutico enorme perché riduce il peso psicologico della condizione.»

Mentre li ascolto, il filo rosso è chiaro: responsabilità. La medicina estetica non è magia, è scienza applicata alla percezione di sé. È fatta di valutazioni cliniche, diagnosi, protocolli di sicurezza, conoscenza anatomica, ma anche di empatia e capacità di dire di no.

Esco dallo studio con un pensiero preciso: la vera sfida non è cancellare il tempo, ma accompagnarlo con dignità, permettendo alle persone di riconoscersi allo specchio con un sorriso, senza maschere e senza filtri.

La bellezza, in fondo, è sentirsi bene

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