Mauro Billetta

Frate Cappuccino parroco di Danisinni a Palermo

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Venerdì 17 ottobre si è svolta a Palermo una manifestazione di dissenso all’economia di guerra in cui la nostra terra di Sicilia si trova particolarmente implicata a diversi livelli.

Sappiamo infatti che la base militare di Sigonella oltre ad essere sede dell’Aeronautica militare italiana accoglie anche la Naval Air Station della Marina militare americana. Da Sigonella, dunque, partono i caccia e i droni per la ricognizione di tutto il Mediterraneo che si occupano della mappatura degli obiettivi sensibili, inoltre la base dal 7 ottobre ad oggi ha accolto 18 atterraggi di aerei militari israeliani – questi sono quelli ufficiali – a supporto del conflitto in corso.

Non di minore importanza il sistema di comunicazioni MUOS che si trova a Niscemi, costituisce una stazione della marina militare statunitense che coordina la comunicazione delle operazioni militari con una copertura globale.

La manifestazione della scorsa settimana si è concentrata a Palermo dinanzi ad un ulteriore luogo simbolico della economia della morte: la Leonardo SpA.

Qui si producono armi e dispositivi militari che hanno contribuito al genocidio che si è consumato – e si continua ancora oggi – sulla Striscia di Gaza. È noto a tutti che da questa azienda dopo il 7 ottobre 2023 sono continuate le esportazioni di materiale d’armamento verso Israele. Un approvvigionamento militare che, in particolare, ha sostenuto i cacciabombardieri F-35 dai quali sono stati sganciati 85.000 tonnellate di bombe che hanno procurato la morte di oltre 70 mila palestinesi e il ferimento di altri 180 mila.

La questione del riarmo e dell’ingente investimento sugli armamenti è frutto di una visione politica: solo nel 2024 l’Italia ha importato materiale militare da Israele per un valore di 155 milioni di euro. La spesa militare italiana, secondo il bilancio del Ministero della Difesa, per il 2025 sarà di circa 32 miliardi, cifre da capogiro che fanno comprendere la misura degli interessi di chi investe nella produzione di armamentari bellici.

Al cammino per la pace hanno preso parte gli artisti e le artiste del sorriso, clown e giocolieri che insieme a tanti cittadini hanno ricordato che la pace non la si costruisce con le armi e neppure con la negazione dei diritti umani. I pittori hanno colorato una lunga tela con i colori della bandiera palestinese ricordando che il riconoscimento dell’identità altrui – in questo caso di uno Stato – è il primo passo per generare rapporti di pace che scaturisce dalla giustizia e dal rispetto della reciproca unicità.

L’espressione artistica, dunque, ha voluto esprimere la necessità di tornare ad esprimere accoglienza ed integrazione, riconoscimento e custodia della dignità di ciascuno.

Questo annuncio, oggi, prende la forma di una vera resistenza perché troppo forte è la tendenza che spinge all’intolleranza, alla repressione e alla esibizione della forza.

La pace non è una resa ma un rimanere fermi nella direzione del bene che sostiene l’economia della vita e della solidarietà tra i popoli.

Nel clima di guerra e di violenza che respiriamo in modo prepotente nella nostra città, fino ai tragici eventi di ripetuti omicidi accaduti negli ultimi mesi per futili motivi, la manifestazione ha inteso ribadire il dissenso a tutte le forme di violenza che continuano a diffondersi in ogni parte del pianeta.

Abbiamo bisogno di disinnescare i processi di morte e Palermo necessita di promozione della cultura e azioni di prevenzione per educare al bene e non esibizioni di forza.

Di fronte ad una prospettiva difensiva orientata alla “Global Security e volta a coordinare gli strumenti di influenza sia militare che politico-economica”, è urgente arrestare simile processo disumanizzante perché le armi e la guerra non generano pace ma tregue di potere dove il più debole è costretto a sottomettersi al più forte.

Bisogna smetterla con le polarizzazioni proprie degli schieramenti ed è opportuno tornare all’essenziale, a ciò che ci rende umani e cioè capaci di amicizia, di gratuità fino al perdono. È una strada che abbisogna di umiltà e inquietudine per il bene altrui.

Nel mentre questa sera – 22 ottobre ore 20.00 – a Danisinni ascolteremo la testimonianza di riconciliazione tra famiglie israeliane e palestinesi le quali ci ricorderanno che dalle lacrime condivise può ancora scaturire la pace.


Luogo: Danisinni, piazza Danisinni, 1, PALERMO, PALERMO, SICILIA

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