Giovanni Pizzo
Ex assessore della Regione Siciliana, scrivo su vari quotidiani. Laureato in economia e commercio
Per gli antichi greci, sbarcati e progrediti in Sicilia, il fato non era un dio che controllava tutto, ma era una forza superiore che nemmeno gli dei osavano sfidare. Questa, l’ineludibilità di un fato negativo fino alla disgrazia, è forse l’unica, per quanto mi è possibile, chiave di lettura che mi consente di inquadrare l’ultima vicenda che scuote la politica siciliana. La richiesta di arresto per Totò Cuffaro, ex presidente della regione siciliana, già condannato, scarcerato e riabilitato con giudizio connesso. Nemmeno nella prima indagine di oltre 20 anni fa, che era per favoreggiamento mafioso, fu richiesto l’arresto. Oggi per un’indagine, che si presume di turbativa di appalti sanitari, si richiede l’arresto per lui e per Saverio Romano, coordinatore nazionale di un partito di maggioranza e parlamentare con le connesse guarantigie, cosa che a primo acchito, ma non sappiamo cosa c’è nelle carte, sembra abnorme. Non è una richiesta da poco quella che fa la procura palermitana di Maurizio De Lucia. Il fatto deflagra nelle redazioni, nei link social, che si propagano come una marea, altamente inquinante, ma soprattutto nei palazzi della politica. Mamma mia. Qui vien giù il mondo!
Il continente Sicilia nel giro di poche ore si divide immediatamente tra colpevolisti ed innocentisti, con i primi a lanciare palate di merda su un bersaglio, il perfetto capro espiatorio, che più facile in Italia non esiste. Totò Cuffaro, il “Coffaro” di Michele Santoro, quello che girò il documentario la “Mafia è bianca” sulla sanità sicula. È qui entra in campo un’altra divinità greca la “Nemesi”, perché anche questa inchiesta riguarda la “sanità”, come quell’altra di tanti anni fa. Sempre la solita sanità, che nell’isola, secondo i dati, ha le maggiori magagne ed inefficienze, dopo la Calabria, con i Lea ai minimi, le liste di attesa, i malati di tumore senza referti istologici a Trapani.
Una domanda tutti, compreso il sottoscritto, hanno rivolto da anni a Cuffaro. Ma a te chi lo fa fare di tornare in politica? Perché mai un’inchiesta, una qualunque inchiesta, fu più annunciata delle cronache della morte di Garcia Marquez. Era un fato ineludibile, tessuto dalle Moire, mosso da Ananke, riguardante la Tichè. La Sicilia è un’isola attratta da un destino negativo, le cronache ne sono piene, per disgrazia e sfiga è campionessa del mondo, dai giovani morti ammazzati per futili motivi, alla disperazione dello ZEN, dalla Corte dei conti che mette KO il ponte sullo Stretto, alla famigerata siccità. Non c’è giorno che il Signore mandi in terra che non siamo agli onori, non positivi, delle cronache ormai dal dopoguerra.
Totò Cuffaro, da semi dio siciliano della “Polis”, ha osato sfidare il “fato”, il destino cinico e baro, avendo forse pensato che lo stesso non si potesse accanire due volte. Ma perché lo fai? Cioè la politica, “disperata ragazza mia”, diceva una canzone di Marco Masini che parlava di tossicodipendenza. Alcuni pensano, tornando alla tragedia greca, che lo faccia per Hybris, quella che acceca gli uomini superbi o orgogliosi. Noi non lo pensiamo, pensiamo si tratti piuttosto di patologia, la politica per alcuni non è un fine, o un mezzo, ma malattia. Alcuni si ammalano di politica, non ne possono più fare a meno, anche quando è la cosa più sconveniente del mondo. Se dovesse essere paragonata ad un amore sarebbe un amore malato, di quelli morbosi, ossessivo compulsivi, come quello del professore Humbert per Lolita nel libro di Vladimir Nabokov. Per Totò Cuffaro “fare politica “ è come respirare, la politica è la sua macchinetta ventilatoria, senza la quale pensa di non riuscire a vivere, nonostante sappia, per esperienza dolorosamente personale, che gli può essere terribilmente dannosa. Perché lo fai? Dice Masini, “ per una dose di veleno che dentro di te non basta mai”.
Questo contenuto è stato disposto da un utente della community di BlogSicilia, collaboratore, ufficio stampa, giornalista, editor o lettore del nostro giornale. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore. Se hai richieste di approfondimento o di rettifica ed ogni altra osservazione su questo contenuto non esitare a contattare la redazione o il nostro community manager.


Commenta con Facebook