Giovanni Pizzo
Ex assessore della Regione Siciliana, scrivo su vari quotidiani. Laureato in economia e commercio
Raffaele Lombardo commentando una frase captata del Presidente Schifani, che in una isola sperduta del pacifico potrebbe essere una seria rottura politica, dice, quasi facendo un mea culpa, che la Sicilia non è adatta all’elezione diretta.
Noi siamo sempre stati un governatorato dopo i fasti di Federico II, ed i vari Viceré di Sicilia erano primus inter pares, e senza il favore dei feudatari avevano vita breve. Il miglior governo di cui si abbia memoria, quello più fattivo e rappresentativo, dal dopoguerra è stato quello di Rino Nicolosi. Poi c’è stata questa forzatura nel terzo millennio del voto diretto, e chi vince automaticamente si isola, come fisse la dannazione del vincitore. Ma, sempre secondo Lombardo, questa innovazione è molto simile a quella della maionese, sembra buona e stabile ma poi inevitabilmente impazzisce.
Perché in Sicilia è così? Perché in questa isola non ci sono contrappesi, contropoteri o altri poteri che bilancino il peso della presidenza, eletta direttamente, regionale. Nel Lazio è indubbio che il Sindaco di Roma capitale sia più importante del presidente della Regione Lazio, sicuramente lo è il Presidente del Consiglio, figuriamoci il Papa. In Lombardia ci sono almeno 20 persone e ruoli più importanti del Presidente lombardo, anche ai tempi del “Celeste” Formigoni, dal Ceo di Unicredit al Rettore della Bocconi o della Cattolica. In Calabria ci sono potentati massonico criminali che non hanno pari nel potere politico. In Sicilia no, da quando c’è l’elezione diretta al vincitore gli precipita di sopra tutto, e di tutto si occupa, dagli incendi alla caponata della sala vip dell’aeroporto, dall’immondizia all’acqua. Una volta i presidenti facevano politica, ora sono un incrocio tra una multiutilities ed il codacons.
Ed ovviamente tutta questa tensione e pressione, di 5 milioni di siciliani che proprio facili non sono affatto, che la vogliono cotta e cruda, farebbe impazzire chiunque, più di una maionese. Per cui possono nascere vari comportamenti impropri, dall’onnipotenza, all’impunità, fino all’estrema solitudine, cosa assolutamente contraria alla politica, che è inclusione e consenso, e non isolamento. Come correggere tutto questo, pur non trascurando la governabilità?
Per esempio come si fa in Germania con la sfiducia costruttiva, che impone non di demolire, se le cose vanno male, ma di ricostruire, un consenso, una maggioranza che governi i processi. Dovremmo introdurla per legge non solo in Italia, che comunque ha la sfiducia ed il ruolo di garante della stabilità del Presidente della Repubblica, ma in Sicilia. Soprattutto in Sicilia.
Questo obbligherebbe i nostri governanti a fare il loro mestiere, la politica.
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