• Reati fiscali alla base della pericolosità sociale
  • Confiscati beni per 4 milioni
  • C’è una mega villa con tenuta di caccia
  • Confiscati immobili e strutture alberghiere

La Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione ad un decreto di confisca emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Caltanissetta su proposta della Procura della Repubblica di Gela (CL) nei confronti di Salvatore Cascino, 49enne dottore commercialista e consulente fiscale gelese.

Le accuse

Cascino nel settembre del 2010 è stato destinatario di provvedimento cautelare, emesso dal gip di Brescia, per i reati di associazione per delinquere, falsità materiale e truffa ai danni dello Stato mediante indebite compensazioni tributarie, reati per i quali è stato condannato alla pena di due anni e un mese di reclusione.

In seguito, dicono dalla Dia,  è stato indagato per una serie di condotte ritenute illecite nell’ambito economico-fiscale, cosa che, insieme alla frequentazione ritenuta assidua di altre persone  accusate di medesimi reati testualmente definite “soggetti gravati da pregiudizi penali della stessa natura” secondo le accuse hanno consentito di sostanziare a suo carico la figura di “soggetto socialmente pericoloso”.

Le indagini

Gli accertamenti delegati dalla Procura della Repubblica gelese alla Dia sfociati nell’odierno provvedimento di confisca rappresentano, peraltro, anche la ripresa e la prosecuzione di articolate attività investigative, risalenti al 2009 e condotte proprio dalla Dia di Caltanissetta, che avevano consentito non soltanto di accertare nei confronti di Cascino la sproporzione tra il suo elevato tenore di vita unito al consistente patrimonio immobiliare posseduto rispetto agli esigui redditi fiscalmente dichiarati, ma di ritenere che gli ingenti compensi introitati, ritenuti frutto delle sue attività illecite, siano stati reinvestiti in lucrose attività imprenditoriali nel settore turistico-alberghiero.

I beni sequestrati

La confisca, il cui valore complessivo supera i 4 milioni euro, ha interessato una lussuosa struttura Agro-venatoria  nel Comune di Piazza Armerina, costituita da una riserva di caccia di 30 ettari, da un salone ristorante e da 7 residence costituiti da caseggiati prestigiosamente ristrutturati risalenti all’800, nonché 74 beni immobili (fabbricati e terreni), quote societarie in due società di Gela, autoveicoli e rapporti bancari.