“Stamattina ho fatto un blitz al dissalatore che si trova a Gela. Struttura che la Regione, e quindi i cittadini, paga oltre 10 milioni di euro l’anno e che è dismessa e abbandonata da oltre dieci anni”. A dirlo il vicepresidente della commissione antimafia all’Ars, Ismaele La Vardera dopo aver visitato la struttura.

“Questo governo ha l’obbligo di intervenire”

Il parlamentare siciliano prosegue: “Questo governo ha l’obbligo di intervenire, siamo davanti a una crisi idrica senza precedenti e mentre Schifani pensa a far prendere più voti a Tamajo che a Falcone qui si buttano soldi. Ho richiesto un accesso agli atti e fatto un’interrogazione urgente”.

“Preparerò denuncia a Corte dei Conti”

“La nostra Isola merita di più: è impensabile che da quasi 10 anni paghiamo oltre 800 mila euro al mese per delle strutture che sono ferme. Preparerò formale denuncia alla Corte dei conti  e accesso agli atti, oltre che interrogazione urgente”.

Dissalatore dismesso nel 2012

Il dissalatore è stato dismesso definitivamente nel 2012, ma la Regione continua a pagare una rata salatissima da 10,5 milioni di euro l’anno per una struttura che è ormai ridotta ad un ferro vecchio. È il caso paradossale dell’impianto di Gela, che nella Sicilia della grande sete è stato individuato, insieme a Porto Empedocle e Trapani, con uno dei grandi dissalatori che potrebbero essere ripristinati per servire una delle aree più colpite della siccità.

Stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia

Intanto, nella giornata di ieri, il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per la siccità nell’isola come richiesto nei giorni scorsi dalla giunta regionale, per una durata di 12 mesi, stanziando i primi 20 milioni di euro, con la possibilità di incrementare le risorse in tempi brevi già nel corso dell’attuazione dei primi interventi. Un anno di emergenza idrica e di interventi straordinari in Sicilia. Alla riunione a Palazzo Chigi ha partecipato anche il presidente della Regione.

I provvedimenti che saranno adottati

Tra quelle di rapida attuazione, l’acquisto di nuove autobotti nei Comuni in crisi e la sistemazione di altri mezzi in un centinaio di enti locali; circa 130 interventi tra rigenerazione di pozzi esistenti, trivellazione di pozzi gemelli e riattivazione di quelli abbandonati, oltre al revamping di una trentina di sorgenti; il potenziamento degli impianti di pompaggio e delle condotte; la realizzazione di nuove condotte di interconnessione e bypass.

Per i prossimi mesi, invece, si sta valutando la ristrutturazione e il riavvio dei dissalatori di Porto Empedocle, nell’Agrigentino, e di Trapani, operazioni che richiederanno tempi e procedure di gara più lunghe, non essendoci deroghe sostanziali in materia ambientale e di appalti sopra soglia comunitaria.

Nove tavoli nelle singole province con il Genio Civile

Nello stesso tempo, il dipartimento regionale di Protezione civile ha istituito nove tavoli tecnici negli uffici del Genio civile dei capoluoghi di ogni provincia, con rappresentanti del dipartimento delle Acque, dei Consorzi di bonifica, e dell’Autorità di bacino. I tavoli hanno individuato e selezionato gli interventi secondo priorità e poi procederanno al monitoraggio delle fasi realizzative. Inoltre, diverse riunioni sono già state svolte con Siciliacque, Aica Agrigento, Caltacque e Acque Enna.