L’ultima aggressione all’Ospedale Vittorio Emanuele di Catania, ha portato con sè polemiche e dibattiti sulla sicurezza all’interno dei nosocomi etnei. In prefettura si è riunito il comitato di sicurezza per l’ordine pubblico, in modo da provare a fare chiarezza sulla vicenda e a prendere precauzione per evitare episodi futuri.

Non è la prima volta che si discute degli episodi di violenza perpetrati all’interno dei Pronto Soccorso e in particolare in quello dell’ospedale Vittorio Emanuele.

“Abbiamo constatato – spiega il prefetto di Catania, Maria Guia Federico – che esistono delle precise responsabilità da parte dell’operatore del 118 che, disattendendo le disposizioni impartite dall’azienda, Vittorio Emanuele, disposizioni nate da una serie di incontri svolte tra i vertici del Vittorio e le forze dell’ordine, proprio per cercare di risolvere il problema delle aggressioni sempre più frequenti. Riunione che poi, avevano portato ad una normalizzazione della situazione, se è vero che i provvedimenti presi erano decisamente incisivi”.

E’ evidente che qualcosa non ha funzionato, a prescindere dalle responsabilità dell’operatore del 118 che, fuori del servizio, avrebbe utilizzato il proprio codice d’ingresso per far accedere uno degli indagati in una zona chiusa al pubblico. L’uomo accusato dell’aggressione, Mauro Cappaddonna, 47 anni, arrestato da agenti della polizia di Stato della sezione Volanti della Questura di Catania rimane agli arresti domiciliari così come deciso dal presidente della prima sezione monocratica del Tribunale, Eliana Trapasso, che ha rinviato l’udienza di convalida al prossimo 31 gennaio. Denunciate anche altre tre persone, oltre all’operatore del 118 citato anche dal Prefetto catanese.

“Abbiamo in programma – continua il Prefetto – ulteriori incontri con la dirigenza del Vittorio Emanuele, ma voglio comunque ricordare che gli uomini a controllo del territorio hanno subito arrestato le persone protagoniste dell’accaduto ed è stato ulteriormente ampliato il servizio di vigilanza del territorio con un passaggio più frequente di pattuglie che si fermeranno al pronto soccorso e chiederanno al medico di turno se persistono problematiche”.

L’episodio ha anche riacceso il dibattito sulla presenza di un posto di Polizia all’interno dei pronto soccorso. Polemica e discussione che il Maria Guia Federico spegne subito.

“Il posto di polizia all’interno dei pronto soccorso – conclude il prefetto – non è coerente con gli obiettivi e con la funzione delle forze dell’ordine. Le forze dell’ordine non fanno vigilanza. L’ospedale Vittorio Emanuele, peraltro, ha già un servizio di vigilanza, pagato dall’azienda, che si occupa quei controlli all’interno del nosocomio che non possono essere compiuti dalle forze dell’ordine”.

Non manca, comunque, qualcosa da rivedere perché, come detto, la vicenda ha palesato non poche lacune nel sistema di sicurezza degli ospedali e, in particolare, del Vittorio Emanuele. Al caso, infatti, va aggiunta anche la pubblicazione, da parte di alcune testate giornalistiche, delle immagini del circuito di videosorveglianza del Vittorio Emanuele in cui oltre ai protagonisti della vicenda si vedono persone che, con i fatti, non hanno nulla a che vedere.

L’azienda ospedaliera universitaria Policlinico Vittorio Emanuele ha fatto sapere che “sono state consegnate copie dei filmati solo alla Questura di Catania in forza della stretta collaborazione instauratasi per episodi consimili del passato ed al proprio Avvocato difensore. Non è stato consegnata copia del filmato a nessuna testata giornalistica né mai autorizzata alcuna diffusione dello stesso”.