Si parte questo fine settimana con la prima edizione del FIC_fest Focolaio d’Infezione Creativa. Sabato 5 maggio 2018 alle ore 20:45 e domenica 6 maggio alle ore 19:30 saranno Fernando Roldan Ferrer in collaborazione con Alessandro Sollima e Claudia Rossi Valli ad aprire le danze.

Parte integrante della serata, in un connubio di arti, la musica dal vivo della Piccola Orchestra Giovanile dell’Etna Jacaranda fondata e promossa dall’AME Associazione Musicale Etnea e diretta da Puccio Castrogiovanni, rinomato virtuoso di marranzano (scacciapensieri) e cofondatore del gruppo catanese dei Lautari.

Il progetto FIC, Focolaio d’infezione creativa è vincitore del “Bando 2 Nuove Opere” afferente al programma Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura (Edizione 2017) della SIAE.

La prima performance della serata-evento è Haeresis danzata da Fernando Roldan Ferrer che ne è ideatore e coreografo insieme con Alessandro Sollima. Haeresis, dal greco scelta da cui poi è derivato il termine eresia, indaga i concetti di giudizio, pregiudizio e sull’ambiguità. Indaga la condizione sociale della scelta, la scelta di accettare, di essere accettati o di rifiutare di farlo. Con la sua performance l’intenzione è quella di dare spazio al lato eretico di ognuno scegliendo di fare vedere al pubblico ciò che solitamente non si mostra o che non traspare.

A seguire la performance Le Ragazze ideata e coreografata da Claudia Rossi Valli e danzata dal quartetto di sole donne composto da Michela Cotterchio, Chiara Di Guardo, Valeria Grasso e Ludovica Messina. Qui lo spettatore sarà invitato ad osservarle nel loro giardino privato, un Eden sospeso, un attuale déjeuner sur l’herbe, dove le stagioni trascorrono lievi, tra confidenze e danze che s’intrecciano. La danza e il movimento spaziale si fanno portavoce di femminilità, bellezza e gratitudine ritrovata nell’umanità, in comunione con il passare delle stagioni.

5 maggio h.20:45

6 maggio h.19:30

Haeresis
Concept e coreografia: Fernando Roldán Ferrer e Alessandro Sollima
Danzatore: Fernando Roldán Ferrer
produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza
dur. 25′

“L’abito non fa il monaco, né croce il cavalier; barba non fa il filosofo, né quel che pare è ver”. Proverbio popolare.

Hæresis dal greco αἵρεσις, che significa scelta, da questa parola deriva eresia.

In origine l’eretico era colui che sceglieva, colui che era in grado di valutare.

Giudizio e pregiudizio. Siamo tutti un po’ preda dell’ambiguità, preda della scelta di accettare, di essere accettati o di rifiutare di farlo. Non c’è spazio per confessare idee o emozioni, per mostrare la nostra faccia nascosta, per paura del giudizio ovvero della scelta dell’altro. Con questa performance si vuole dare spazio al lato eretico di ognuno scegliendo di fare vedere al pubblico, e chiamarlo a pronunciarsi, una faccia diversa dal solito.

Le Ragazze
di Claudia Rossi Valli
danza e collaborazione Michela Cotterchio, Chiara Di Guardo, Valeria Grasso, Ludovica Messina
produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza
musica e testo originale di Puccio Castrogiovanni
co produzione Natiscalzi TD
dur. 45′

“Gioia ca mi spacca lu cori.

Gioia ca non havi ragiuni”

La scena si apre in un ipotetico giardino dell’Eden. Il tempo: un eterno femminile, un incedere costante di passi intrecciati, parentesi boccacciana in cui viene conservata bellezza, racconti e umanità in contrasto con il fuori corrotto. La danza e il movimento spaziale si fanno portavoce di femminilità, bellezza e gratitudine ritrovata nell’umanità, in comunione con il passare delle stagioni.

“Le quattro interpreti sono giovani (e giovanissime) artiste, danzatrici professioniste o che si affacciano ora alla professione. Le ho incontrate durante il mio percorso di insegnamento. Sono state un’epifania. Ognuna di loro forse riflette un pezzetto di me, ognuna dà speranza al mondo, ognuna è portavoce di femminilità e di forza femminile.”

Allora lo sguardo si concentra sui loro racconti, fino ad un sentimento di commozione e tenerezza: le Ragazze non sono ninfe o dee o sirene, ma persone fatte di complicità, semplicità, carne, ossa, parentele, dati anagrafici, episodi divertenti, un’infanzia, una famiglia, una storia personale unica e uguale a tutte le storie di vita.

“Michela disegna mondi nuovi, dipinti universali ed eterni.

Ludovica è poesia, malinconia, amore e fruscio delle foglie d’Autunno.

Valeria è la Sicilia bedda, u’suli, u’mari, u’ciaru ri caffè.

Chiara sono io, e sono solo grata.”