Sono oltre 50 i casi all’attenzione della Procura distrettuale di Catania di decessi avvenuti tra il 2012 e il 2016 sul quale sono stati svolti accertamenti nell’ambito dell’operazione ‘Ambulanza della morte’. Di questi una decina, secondo le indagini dei carabinieri, hanno “una maggiore pregnanza”, ma soltanto tre sono al momento i decessi portati all’attenzione del Gip che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Lo ha detto il procuratore aggiunto Francesco Puleio in conferenza stampa.
Durante le indagini, i carabinieri hanno acquisito numerose cartelle cliniche di pazienti morti dopo le dimissioni dall’ospedale e contemporaneamente hanno sentito numerosi testimoni e parenti delle vittime. Dagli accertamenti è apparsa evidente l’ampiezza e la gravità del fenomeno, che ha consentito sinora di accertare compiutamente tre episodi. Le indagini proseguono per chiarire i contorni di ulteriori analoghe vicende. Il ‘faro’ è acceso su almeno altri sette casi che la Procura ritiene “di maggiore pregnanza processuale”.
“L’azione dei carabinieri sul territorio che ha portato a numerosi arresti di affiliati a clan e boss della zona ha agevolato l’inchiesta ‘Ambulanza della morte’: i testimoni hanno visto molte delle persone coinvolte erano in carcere e hanno avuto meno paura e maggiore fiducia nelle Istituzioni”. Ancora parole del procuratore aggiunto Francesco Puleio che, col procuratore Carmelo Zuccaro e il sostituto Andrea Bonomo, ha coordinato le indagini dei carabinieri della compagnia di Paternò e del Reparto operativo del comando provinciale di Catania.
L’inchiesta ‘Ambulanza della morte’ ha fatto emergere, spiega Puleio, comportamenti che “anticipano il decesso di persone gravemente malate, allo stato terminale, per profitto, per denaro, con disprezzo totale della vita umana e della dignità della persona”.
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