• L’Agenzia Spaziale Europea cerca nuovi astronauti
  • Per la prima volta il bando apre ai portatori di disabilità fisiche
  • Luca Parmitano ha parlato del progetto sperimentale nel corso di una trasmissione radiofonica

Lo spazio diventerà inclusivo. Sarà europeo il primo ‘parastronauta’ della storia: l’Agenzia spaziale europea (Esa) ha infatti deciso di includere i portatori di specifiche disabilità fisiche nel bando di selezione per nuovi astronauti che si è aperto il 31 marzo. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto di fattibilità “Parastronaut feasibility project”, mirato a sviluppare soluzioni innovative che rendano le missioni spaziali sempre più accessibili e inclusive. Gli aspiranti astronauti avranno tempo per inviare la propria candidatura sino al 28 maggio.

Il progetto “Parastronaut feasibility project”

Sul sito dell’Esa sono disponibili tutte le informazioni necessarie. Il bando apre per la prima volta, come detto, anche ai portatori di specifiche disabilità fisiche (al momento un’amputazione a livello dei piedi o sotto le ginocchia, una forte differenza di lunghezza delle gambe o una statura inferiore ai 130 centimetri), selezionate dopo una consultazione con il Comitato Paralimpico Internazionale.

Inclusività nello spazio, il parere di Luca Parmitano

Del progetto “Parastronaut” ha parlato, in diretta a Rainbow – Diversamente Radio Tv, Luca Parmitano, l’astronauta siciliano dell’Esa che ha risposto alle domande di Amelia Focaccio, Nicola Saldutti, giornalista del Corriere della Sera, Giovanni Cupidi, statistico tetraplegico e Diego Messana.
“L’intenzione – ha detto Parmitano – è quella di ‘prelevare’ dal grande pubblico astronauti con un percorso particolare. E’ un progetto pilota. E’ un primo passo verso l’inclusione di persone che sino ad adesso non hanno avuto accesso ad una selezione astronautica. Le persone con disabilità fisiche possono aiutare l’Esa e le altre agenzie spaziali a comprendere quali sono i necessari passi da compiere da un punto di vista tecnologico per ottenere una inclusività sempre maggiore.
Vogliamo che gli astronauti siano in tutto e per tutto equipollenti nelle funzionalità, nelle capacità, nel tipo di lavoro da svolgere. Al momento non abbiamo alcuna idea di quali siano le caratteristiche necessarie o quali siano le modifiche tecnologiche da fare ad un’astronave, a un lanciatore, a una stazione, o a un habitat per permettere a tutti, a persone che sino ad adesso sono state escluse, di avere accesso allo spazio. Questo progetto pilota vuole inizialmente rispondere a queste domande.
Gli astronauti verranno selezionati per aiutarci, al momento non abbiamo certezza o modo di assicurare che le persone selezionate avranno un accesso al volo o a una missione. Si tratta dunque in questa fase di un passo evolutivo per comprendere come in futuro avere accesso più ampio a tutte le risorse disponibili.
Dobbiamo capire se è possibile modificare astronavi e stazioni spaziali. Quando avremo più conoscenza e consapevolezza dei requisiti modificheremo i bandi di concorso”.
E ancora: “E’ necessario avere spirito ottimistico per affrontare questo tipo di progetto. Le selezioni nei decenni sono cambiate. Condurremo uno studio accurato sulla tecnologia necessaria. Nel futuro pensiamo ad una parità tra astronauti provenienti da una selezione ‘normale’ ed una dedicata, affinché non ci siano differenze e possano svolgere le stesse funzioni.
Pensiamo che le persone con disabilità, finora escluse da questo tipo di selezioni, possano contribuire attivamente a una missione spaziale. Dobbiamo capire come e chiediamo a quanti parteciperanno alla selezione di aiutarci”.

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