Un arresto, una denuncia e pesanti sanzioni per il contrasto al caporalato nella provincia Catanese anche con l’aiuto di droni. E’ questo un primo bilancio dell’attività svolta dai carabinieri negli ultimi mesi che ha avuto il supporto di organizzazioni umanitarie.

L’intensificazione delle attività

L’operazione dei carabinieri della compagnia di Paternò e dei colleghi del nucleo ispettorato del lavoro di Catania. Nel corso dell’ultima campagna agrumicola intensificata l’azione di controllo mirata a contrastare il fenomeno del “caporalato” e contestualmente verificare il rispetto della legislazione sociale. In questo contesto oltre una decina i servizi coordinati a largo raggio svolti nei comuni di Paternò, Biancavilla e Belpasso. Ben 25 le aziende verificate del settore e identificati oltre 120 lavoratori.

Un arresto

Sicuramente l’attività più rilevante quella che ha portato ad un arresto a Belpasso di un imprenditore agricolo. E’ accusato di aver svolto il ruolo di vero e proprio “caporale”. Avrebbe impiegato nella propria azienda agricola 4 dipendenti stranieri di nazionalità marocchina, in condizioni di sfruttamento. A loro venivano liquidata una retribuzione irrisoria, 35 euro al giorno, di cui 5 da riversare al caporale, a fronte di turni di lavoro estenuanti. Denunciata anche una imprenditrice di Biancavilla, titolare di una impresa operante nella raccolta degli agrumi in contrada Gerbini di Paternò. E’ accusata di aver omesso di inviare a visita medica preventiva due lavoratori dipendenti.

Le sanzioni

Oltre 5 mila euro  di sanzioni sono state infine elevate ad un terzo imprenditore, titolare di una ditta impegnata nella logistica del settore agrumicolo di Paternò. Non avrebbe adempiuto agli obblighi di formazione del lavoro. “I risultati – viene sottolineato dal comando provinciale dei carabinieri di Catania – dimostrano la costante attenzione dell’Arma nel settore della tutela del lavoro. Specie nel contrasto ai connessi fenomeni di maggiore allarme sociale, quali appunto il ‘caporalato’ e, più in generale, lo sfruttamento lavorativo di cittadini extracomunitari. In quest’ottica, le attività ispettive realizzate nel tempo hanno comunque dimostrato che le condotte delittuose nel settore sono state circoscritte sensibilmente negli anni”.

Attività investigativa affinata

Soprattutto si è registrato “l’affinamento” dell’attività investigativa, supportata ultimamente anche da organizzazioni umanitarie. Con loro stipulati specifici protocolli d’intesa a livello nazionale e regionale, su tutti il progetto Supreme. La cooperazione tra il mondo del terzo settore e gli investigatori dell’arma dei carabinieri ha permesso, infatti, il cambio di passo nell’individuazione di lavoratori stranieri in situazioni di sfruttamento. Grazie anche al supporto psicologico e all’interpretariato, le vittime si fidano delle istituzioni denunciando i soprusi subiti. Ad essere utilizzati anche droni e apparecchiature che consentono di individuare con estrema precisione cartografica anche i più remoti appezzamenti di terreni, sui quali svolgere le mirate attività ispettive anti caporalato.

Articoli correlati