Si terrà domani, in carcere, l’interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo di Martina Patti, la 23enne accusata dell’omicidio della figlia Elena di 5 anni. L’udienza è stata fissata per le 9.30 dal giudice per le indagini preliminari Daniela Monaco Crea. L’indagata è accusata di omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere.

Domani anche l’autopsia

Sempre domani, a partire dalle 8.30, sarà eseguita l’autopsia sul corpo della bambina nell’obitorio dell’ospedale Cannizzaro di Catania. La Procura e l’avvocato Gabriele Celesti, che difende la donna, hanno nominato i propri consulenti di parte.

La difesa lavora per l’infermità mentale

“Ha agito come se non fosse lei, come se avesse avuto una forza sovrannaturale alla quale non ha potuto resistere e non c’è stato un pensiero che l’ha potuta frenare”. Così l’avvocato Gabriele Celesti torna sulla ricostruzione fornita sul movente dell’omicidio dalla sua assistita, Martina Patti. La donna per nascondere il delitto aveva simulato il sequestro della bambina da parte di un ‘commando’ armato. “E’ stato un interrogatorio drammatico – ha ricostruito il penalista – lei non è una donna fredda e calcolatrice, ma una donna che sta prendendo consapevolezza del fatto. E’ ovviamente sconvolta, perché ha sconvolto non solo la propria vita, ma anche quella della propria famiglia e di quella del suo ex compagno. E le ripercussioni saranno gravi”.

“Premeditazione ipotesi investigativa”

Sulla premeditazione contestata dalla Procura il legale sottolinea che “è un’ipotesi investigativa che – osserva – a mio avviso si abbina al movente che è ancora in fase di accertamento: anche un furto d’auto richiede un minimo di organizzazione. Vediamo cosa emergerà dagli atti – sottolinea l’avvocato Celesti – che io ancora non conosco perché non c’è stata l’udienza di convalida davanti al Gip. Io ho soltanto il verbale dell’interrogatorio”. L’avvocato ha aggiunto: “La signora ha detto di avere ucciso la figlia sul luogo del ritrovamento” e l’arma utilizzata “sembrerebbe sia stato un coltello”. Per il resto la donna, nell’interrogatorio ai carabinieri e alla Procura, ha detto ancora il penalista, “non ha saputo ricostruire” cosa accaduto, perché “era come annebbiata”. “E’ chiaro che poi – osserva il legale – si possono innescare dei meccanismi psichici di rimozione perché ovviamente si tende ad allontanare da sé il fatto”.

La ricostruzione

L’ha colpita più volte con un coltello da cucina e poi ha messo il corpicino in dei sacchi neri, prima di nasconderlo sotto terra. Così Martina Patti, secondo quanto lei stessa ha poi raccontato a investigatori e inquirenti, ha ucciso la figlia. La donna, sottolinea la Procura, ha anche precisato di aver “portato a termine l’orrendo crimine in maniera solitaria”. Sul corpo della bambina, un primo esame medico legale “ha evidenziato molteplici ferite da armi da punta e taglio alla regione cervicale e intrascapolare”.

Il movente “punire e incastrare il marito separato”

Elena potrebbe essere stata uccisa dalla madre “per via di una forma di gelosia nei confronti dell’attuale compagna dell’ex convivente” in quanto non tollerava che alla donna “vi si affezionasse anche la propria figlia”, scrive la procura di Catania in una nota in cui ricostruisce l’omicidio della piccola dopo il fermo di Patti per omicidio premeditato e pluriaggravato della piccola.

La confessione a 24 ore dall’invenzione del rapimento

E’ stata la stessa 23enne a confessarlo ai carabinieri nel corso di un interrogatorio, l’ennesimo. La giovane avrebbe ucciso in casa a Mascalucia la figlia per poi portarne il corpo in un vicino terreno di campagna abbandonato cercando di coprirlo con terra e cenere lavica. Il delitto sarebbe stato commesso dopo che la donna aveva preso la bambina all’asilo, mentre era sola in casa con lei. La madre avrebbe detto di avere agito senza capire quello che stava facendo. Un aiuto alle indagini potrà arrivare dall’autopsia disposta dalla Procura. Ma gli inquirenti parlano di premeditazione

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