“Tragedie come quella di Rosario Pitrelli non devono essere mai dimenticate e per questo il loro ricordo va tramesso alle future generazioni. La targa che oggi sarà scoperta in via Ocarella, dedicata al giovane martire delle Fosse Ardeatine, serva a perpetuare la memoria di questo efferato accadimento in coloro che hanno avuto la fortuna di non vivere quel terribile periodo della nostra storia”. Lo dice il presidente della commissione Difesa della Camera, il 5 stelle Gianluca Rizzo, in occasione dell’inaugurazione a Caltagirone della lapide commemorativa del giovane meccanico, morto per mano delle truppe di occupazione tedesche il 24 marzo del 1944.

La commemorazione a Caltagirone

A Caltagirone, in via Ocarella 6, il luogo in cui nacque, la cerimonia di svelamento di una lapide commemorativa con la deposizione di una corona d’alloro per ricordare il meccanico di Caltagirone Rosario Pitrelli, martire delle Fosse Ardeatine. Nel paese catanese anche il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi e il sindaco Fabio Roccuzzo, presenti le autorità civili, militari e religiose. “Caltagirone – sottolinea il sindaco Roccuzzo – rende omaggio a un giovane morto per avere lottato per la libertà e la democrazia, a difesa del Paese. Dobbiamo riscoprire e apprezzare il significato più pregnante e autentico della memoria per attestare sempre di più la nostra come città democratica, antifascista e promotrice dei valori della pace e della solidarietà”.

La strage delle fosse ardeatine

Quella delle Fosse Ardeatine fu la strage in cui, il 24 marzo del 1944, 335 civili e militari italiani furono trucidati dalle SS di Kappler e che è divenuta, negli anni, uno dei simboli universali della ferocia nazifascista. L’eccidio fu una rappresaglia per l’attentato partigiano compiuto da membri dei Gap romani contro truppe germaniche in transito in via Rasella, che determinò la morte di 33 soldati del reggimento «Bozen», appartenente alla Ordnungspolizei dell’esercito tedesco. Adolf Hitler, furioso per il successo dell’attacco dei partigiani, diede l’ordine per una reazione che “facesse tremare il mondo” e il comando tedesco di Roma decise la “punizione esemplare”: per ogni tedesco morto sarebbero stati uccisi dieci italiani. Fra le vittime anche Rosario Pitrelli, che aveva 26 anni e collaborava col partito Comunista clandestino durante l’occupazione tedesca. Arrestato il 28 gennaio del 1944, anche lui finì nel gruppo dei fucilati alle Fosse Ardeatine.