Nel caso della presunta gettonopoli a Palazzo degli Elefanti la Procura di Catania conferma la posizione espressa nei mesi scorsi quando aveva concluso per l’archiviazione, respinta dal presidente dell’Ufficio Gip-Gup del Tribunale di Catania, Nunzio Sarpietro, che aveva ordinato l’imputazione coatta.
Il pubblico ministero Fabio Regolo ha chiesto il ‘non luogo a procedere’ per i 51 coinvolti nell’inchiesta: per trentaquattro consiglieri comunali – su quarantacinque – e diciassette impiegati dell’ente, segretari di commissione a Palazzo degli Elefanti. Bisognerà quindi attendere il 15 settembre per conoscere la decisione del giudice delle udienze preliminari, Carlo Cannella, sulla richiesta di rinvio a giudizio.
Il penalista Francesco Navarria, che assiste la dipendente comunale Piera Caruso, in una dichiarazione rilasciata al Giornale di Sicilia, commenta : “Il pm ha dimostrato di essere assolutamente indipendente e soggetto soltanto alla legge. E per la legge penale i fatti contestati non costituiscono reato!”
Carmelo Galati, il legale che rappresenta in questo procedimento preliminare un gruppo numeroso di esponenti politici, spiega: “Gli imputati non hanno percepito alcun guadagno indebito perchè tutti o quasi andavano ben oltre il numero di sedute richiesto per ottenere il massimo dei compensi, cioè mille 500 euro”.
Stando alle accuse i consiglieri avrebbero partecipato a più sedute “contemporaneamente, in modo anomalo e non conforme al vero, nello stesso giorno e alla stessa ora in sedi distanti tra loro”.
Nel suo provvedimento, peraltro, il presidente Sarpietro aveva descritto i consiglieri comunali “in affannosa corsa contro il tempo per procacciarsi un sostanzioso stipendio mensile”.
Era stato il Movimento Cinque Stelle, che non ha rappresentanti nell’assemblea cittadina, a denunciare in una conferenza stampa “onnipresenze e doni dell’ubiquità” dei componenti delle commissioni, facendo scattare l’inchiesta su esponenti di maggioranza e opposizione.
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