“Tra i  desideri di Mustafa c’era quello di poter  riposare in una terra che si era dimostrata accogliente nei confronti dei suoi conterranei e di altri migranti, in cui sognava di poter venire a vivere. Ho voluto aiutarlo donandogli una carezza e abbiamo sentito il dovere di farlo  offrendogli l’ultima dimora nel pezzo di città dove riposano già, contrassegnati non da un numero ma dai versi di una  poesia del Nobel Woyle Soynka e in un  monumento ideato dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti. Qui troverà riposo anche lui, ognuno con il suo Dio e ognuno con le sue convinzioni. Preghiamo perchè adesso possa sorridere nel posto dove si trova. La città di Catania rende omaggio a questo ragazzo ed è vicina ai suoi familiari”.

Così il sindaco Enzo Bianco che ha presenziato all’ultimo saluto, con rito musulmano, del giovane informatico siriano  che aveva espresso il  desiderio di riposare nella nostra città. Ha officiato la cerimonia lo storico Imam della Moschea di Catania, Muofid, ed erano presenti i parenti del giovane e la sorella ventenne insieme a tanti amici.

“Nel fare le condoglianze alla famiglia di Mustafa, – ha detto l’Imam- ringrazio tutti i cittadini catanesi per aver permesso che quest’uomo realizzasse il  sogno di essere sepolto qui, insieme ad altri migranti.  Hanno avuto vite simili, hanno dovuto abbandonare la loro casa e a nessuno piace farlo. Siamo grati dell’accoglienza che abbiamo trovato qui e siamo riconoscenti  al sindaco e a tutta la città. Non c’è un nostro Dio o un vostro , c’e’ un unico Dio per tutti che si esprime nel rispetto reciproco della diversità”.

Trent’anni ma una vita piena di esperienze tragiche quella di Mustafa. Nato a Damasco, tecnico informatico, viene gravemente ferito  in Siria, durante  i bombardamenti  perde parte del femore e del braccio. Inizia da lì, dal 2014, un peregrinare in diverse nazioni, nella speranza di per poter essere curato anche di un osteomielite al femore. In Libano ad esempio gli rifiutano le cure perché non ha denaro,. Viene a conoscenza della sua storia e ne diventa amica Nawal Soufi, una giovane siriana che si occupa, anche per conto di vari organismi internazionali, di  soccorsi umanitari. Dopo varie peripezie, grazie ad un corridoio umanitario, il giovane siriano viene ricoverato al CTO  di Firenze , per essere operato al femore e al braccio. Ma dopo due giorni dall’operazione, il 23 febbraio scorso, muore. Nawal racconta che tra i sogni del giovane uomo c’era quello di istituire corridoi umanitari per agevolare le cure degli ammalati di tumore, dei feriti nelle guerre e per i dializzati che aveva visto soffrire per mancanza di macchinari in Siria. Si era anche innamorato della nostra città attraverso i racconti di Nawal che gli parlava di quanto Catania fosse bella ed accogliente anche con i poveri migranti arrivati senza vita dal mare, fratelli della stessa loro religione. Alla sua morte è stata la stessa Nawal, insieme ai familiari e alla sorella che vivrà qui, a chiedere la speciale autorizzazione al sindaco Enzo Bianco perché potesse essere seppellito nella nostra città, con gli altri migranti.