Cento scatti, cento istantanee, cento emozioni dedicati a Lei, alla sua festa e ai tanti catanesi, e non solo catanesi, che la amano anche attraverso l’arte fotografica. Lei è Sant’Agata, la patrona cittadina, i cui festeggiamenti, la devozione, i colori e le sensazioni sono stati immortalati dall’obiettivo e dal talento del giovane fotografo romano, ma ‘catanesissimo’ d’adozione, Alberto Bianco. Quest’ultimo ha così pensato bene di ‘creare’ un foto-libro, ‘E’ viva Sant’Agata’ con collaborazione dei testi di Giuseppe Lazzaro Danzuso, Salvatore Spoto con la prefazione di Giuseppe Frazzetto.

Alberto, studi fotografia da anni. Che si prova, anzitutto a presentare un ‘proprio’ foto libro alla ‘faccia’ della tua giovane età, ‘fresco’ 24enne?

“Tanta soddisfazione e consapevolezza che poter pubblicare un foto libro all’età di 24 anni non è una cosa di tutti e per tutti, soprattutto. Per questo sono ancora più soddisfatto e felice di aver creduto nelle mie capacità. Devo molto anche alla mia famiglia che da sempre ha creduto in me e mi ha sempre supportato”.

A cosa e a chi si ispira la tua fotografia?

“Da sempre mi ispiro ad un grande fotografo americano Steve MecCurry, che con le sue immagini immortalate mi affascina e mi stimola a far come lui, raccontando e provando a diffondere le sue emozioni e sensazioni tramite i suoi scatti”.

Vivi a Roma ma la Sicilia e Catania in particolare sono stampate nel tuo cuore. Che significa realizzare un foto libro su un simbolo come Sant’Agata?

“Ho deciso di seguire e vivere la festa in onore a Sant’Agata perché da sempre ero curioso di capire di cosa trattasse e chi fosse e cosa rappresentasse questa Santa. E soprattutto cosa significasse per i catanesi festeggiare la propria Santa in quattro giorni di festa cittadina”.

Da dove nasce l’idea che ti ha spinto a realizzare questo foto libro?

“Ho deciso di vivere questa esperienza solo quando ho sentito di essere all’altezza di poter affrontare tutto ciò che comporta una festa così sentita come quella di Sant’ Agata, in più grazie alla macchina fotografica che mi ha dato modo di immortalare emozioni e momenti unici. In fine molto lo devo ai miei genitori che mi hanno spronato e dato la possibilità di vivere al meglio questa esperienza di vita e che hanno voluto investire e puntare sul mio lavoro concluso”.

Entrando nello specifico, quante foto hai realizzato per poi scegliere le migliori? E in tal senso su cosa hai puntato?

“In quattro giorni di festa mi sono trovato a vivere numerose situazioni per cui ho scattato tutto ciò che mi trasmetteva curiosità e mi ha, in particolare, impressionato moralmente e sentimentalmente. Ho scattato 400 foto e da lì ho fatto una difficile ma accurata selezione arrivando a sceglierne ben 100”.

Come detto non vivi a Catania ma ci vieni spesso. I giorni dei festeggiamenti Agatini sono del tutto particolari. Cosa ti ha colpito? 

“Sono rimasto affascinato dal popolo catanese, da come sente questa festa e da come ci si dedica in ogni singolo dettaglio alla preparazione per i quattro giorni di festività. In più sono rimasto affascinato da quanto e’ sentito questo evento unico dal punto di vista religioso, da come il devoto si sacrifica così da poter elogiare la Santa nel miglior modo possibile”.

Hai scelto, insieme a quanti hanno lavorato a questo progetto, di ‘diffondere’ il foto libro soprattutto al nord. Un bel modo di promuovere la città etnea?

“Penso che essendo una festa che viene tramandata da moltissimi anni sia giusto farla conoscere e diffondere l’immagine di Sant’Agata, e quindi un modo meraviglioso e del tutto interpretativo sia poter sfogliare un libro fotografico immergendosi nel percorso vissuto dal fotografo con tutte le sue sensazioni, situazioni ed emozioni interpretandole a proprio piacimento”.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Continuerai a ‘puntare’ sulla Sicilia?

“Continuare a credere nella mia dote quella della fotografia, cercando e facendo in modo di poter trovare nuovi stimoli e progetti da poter condividere. Sicuramente Catania essendo la mia città adottiva non la dimenticherò mai anzi la terrò sempre con me e sarà sempre un punto di riferimento sia in ambito personale che professionale”.