La Procura distrettuale di Catania, dopo avere chiuso le indagini lo scorso novembre sul dissesto economico del Comune del capoluogo etneo, ha chiesto il rinvio a giudizio di quasi tutti gli indagati per falso ideologico.
Tra loro l‘ex sindaco Enzo Bianco, parte della sua ex giunta e del collegio dei revisori dei conti in carica tra il 2013 e il 2018, oltre a dirigenti dell’Ente. L’inchiesta si basa su indagini del nucleo Pef della guardia di finanza di Catania. Tra le contestazioni mosse dalla Procura l’avere messo in bilancio previsioni di entrate non fondate, che l’accusa ritiene incoerenti e spropositate rispetto alle annualità precedenti, l’avere fatto previsioni di spesa sottostimate e l’avere omesso dolosamente l’iscrizione in bilancio di somme sufficienti a finanziare i debiti fuori bilancio maturati negli esercizi precedenti.
L’esercizio dell’azione penale nei confronti degli imputati è stata comunicata anche alla Corte dei conti. La richiesta di rinvio a giudizio è stata deposita nella segreteria della presidenza del Gip di Catania.
Proprio la Procura regionale della Corte dei Conti proprio nei confronti dell’ ex sindaco e degli assessori della sua giunta per il dissesto finanziario del Comune di Catania attraverso i pm hanno proposto ricorso alla Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per l’applicazione della misura interdittiva legale per anni 10 e di una pesante sanzione pecuniaria.
n considerazione delle gravissime e reiterate violazioni accertate, la sanzione pecuniaria è stata quantificata nella misura massima prevista (pari a 20 volte la retribuzione mensile lorda dovuta al momento di commissione della violazione), per un importo complessivo pari ad euro 1.212.515,40 in favore del Comune di Catania.
Si parla di “gravissime e reiterate violazioni” commesse dal sindaco e dagli assessori Luigi Bosco, Rosario D’Agata, Fiorentino Trojano, Giuseppe Girlando, Orazio Antonio Licandro, Angela Rosaria Mazzola, Salvatore Di Salvo, Marco Consoli Magnano San Lio, Angelo Villari, Valentina Odette Scialfa Chinnici, Agatino Lombardo e Salvatore Andò.
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