Nell’ambito dell’attività volta al rintraccio di soggetti destinatari di provvedimenti restrittivi, la Polizia di Stato ha eseguito ordini di esecuzione per la carcerazione disposti dall’Autorità Giudiziaria.

In particolare, personale della Squadra Mobile – Squadra “Catturandi” ha arrestato: Salvatore Calleri, 39 anni,
pregiudicato, in atto agli arresti domiciliari, destinatario di ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso in data 19.7.2018 dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Catania – Ufficio Esecuzioni penali, dovendo espiare la pena di anni 6, mesi 8 e giorni 7, di reclusione per reati in materia di stupefacenti; Santo Pacini, 37 anni, destinatario di ordine di esecuzione per espiazione di pena detentiva in regime di arresti domiciliari, emesso in data 23.7.2018 dalla Procura della Repubblica presso la Tribunale ordinario di Catania Ufficio Esecuzioni penali, dovendo espiare la pena di anni 1, di reclusione per il reato di furto aggravato; Nicola Franceschini, 71 anni,
destinatario di ordine di esecuzione per espiazione di pena detentiva in regime di arresti domiciliari, emesso in data 23.7.2018 dalla Procura della Repubblica presso la Tribunale ordinario di Catania – Ufficio Esecuzioni penali, dovendo espiare la pena di anni 2, mesi 2 e giorni 6 di reclusione per reati in materia di stupefacenti.

In manette anche Mario Mirabella, 61 anni, pregiudicato, destinatario di ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso in data 20.7.2018 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Catania – Ufficio Esecuzioni penali, dovendo espiare la pena di mesi 10, di reclusione per reati in materia di stupefacenti; Antonino Ensabella, 60 anni, pregiudicato, destinatario di ordine di esecuzione per la carcerazione, emesso in data 20.7.2018 dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Catania – Ufficio Esecuzioni penali, dovendo espiare la pena di anni 4, di reclusione per il reato di estorsione con l’aggravante di cui all’art. 7 L. 203/91, per aver commesso il fatto con modalità mafiose, ovvero avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza al disciolto clan mafioso Pulvirenti – “u malpassotu” ed al fine di agevolare l’attività dell’associazione medesima.