Ricorsi inammissibili. Le condanne del processo, stralcio dell’abbreviato, nato dal blitz “Tricolore”, sono definitive. Come si legge su La Sicilia, è arrivato infatti il sigillo della Corte di Cassazione. Sono oltre 160 gli anni di carcere inferti ai 20 componenti dei due gruppi di spaccio della zona di corso Indipendenza, a San Berillo Nuovo.

Le sentenze e le pene: i nomi

La quarta sezione della Cassazione «ha dichiarato inammissibili i ricorsi degli imputati». E questo significa la conferma delle condanne d’appello: Maria Barbara Gangemi (4 anni e 8 mesi), Giuseppe Ruscica (20 anni), Giuseppe Pitarà (7 anni e 6 mesi), Orazio Fuselli (14 anni e 10 mesi), Ivan Torrisi (8 anni), Gianluca Caruso (7 anni e 2 mesi), Salvatore Strazzanti (4 anni e 8 mesi), Salvatore D’Ambra (8 anni), Alfio Siriano (7 anni e 2 mesi), Biagio Andrea Giuffrida (4 anni e 2 mesi), Pio Giuseppe Scardaci (16 anni e 8 mesi), Pietro Roberto Bua (7 anni e 2 mesi), Alessandro Scalia (4 anni e 8 mesi), Lorenzo Cristian Monaco (20 anni), Alessandro Russo (6 anni e 9 mesi), Damiano Pergolizzi (3 anni e 2 mesi), Giuseppe La Placa (20 anni), German Saverio D’Orta (7 anni e 2 mesi), Marco Andrea Santagati (4 anni), Gaetano Spampinato (10 anni).

Le indagini

Dalle indagini emerse un fatto curioso: per delimitare i confini dello smercio di sostanze stupefacenti erano state issate due bandiere: americana a stelle e strisce per i Cappello-Bonaccorsi (è un simbolo di riconoscimento usato anche nelle corse di cavalli clandestina) e quella rosanero del Milan per i cursoti-milanesi. Uno stratagemma per calmare le tensioni storiche e così allontanare i radar degli investigatori. Ma qualcuno fece i conti senza l’oste, perché dopo le dichiarazioni di Salvuccio Bonaccorsi, figlio di Concetto, i poliziotti (con il coordinamento della Procura) piazzarono telecamere e cimici che fecero scoprire anche cambi di casacca dai “milanesi” ai “carateddi”. Come Giuseppe Ruscica e Giuseppe La Placa, ‘u sfregiato. Entrambi sono stati condannati, in via definitiva, a 20 anni di reclusione. La pena severissima anche per Cristian Monaco, ritenuto il gestore della piazza di spaccio che sventolava i colori degli Stati Uniti.

Articoli correlati