Cresce ancora la protesta sotto la sede dei servizi sociali di Catania da parte delle tantissime famiglie escluse dagli aiuti, come i buoni spesa, che avrebbero dovuto garantire un minimo sostegno in questo periodo di estrema difficoltà legata all’emergenza Covid19.
Armate di pentole, vuote, a simboleggiare l’impossibilità di non avere più cosa mangiare, in tanti e tante si sono disposti attorno all’assessorato alle politiche sociali battendo sulle pentole quanto più forte possibile.
E’ un grido di disperazione e rabbia. Nelle scorse settimane più volte era stato chiesto un incontro all’assessore Lombardo, chiarimenti, collaborazione, ma le porte di via Dusmet sono rimaste chiuse, così come staccati sono stati i centralini in questi mesi.
“E’ nei momenti di più grande difficoltà che le istituzioni devono più che mai aprirsi alla città. Rifiutarsi di ascoltare le esigenze dei cittadini, è un atto grave” dichiara il Comitato Reddito-Casa-Lavoro. “Sappiamo che ogni comune ha ampi margini di manovra sulla gestione dei fondi destinati a questi aiuti e pertanto non possiamo che chiedere delle modifiche, come già successo in altre città” dichiara Simone Di Stefano del Comitato. Tra le tante persone diverse sono rientrate tra gli “idonei ma non beneficiari”. “Avrei diritto ad avere aiuto – Elena racconta -, ma alla fine non lo riceverò. Cioè hanno chiaro che stiamo morendo di fame, ma nemmeno rispondono al telefono. E’ una vergogna!”.
Nei giorni scorsi gli esclusi dai buoni spesa avevano inscenato una singolare protesta a Catania. Un telefono gigante, un simbolo inequivocabile, quello lasciato il 18 maggio scorso davanti la porta, chiusa, dell’assessorato di via Dusmet. Avevano promesso battaglia se non fossero stati ascoltati, e così oggi ad una settimana dalle richieste di incontro arriva la decisione: una manifestazione pubblica e di massa, sempre con distanziamento.
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