“In data immediatamente antecedente al deposito della domanda di concordato sono state poste in essere dismissioni di asset patrimoniali rilevanti, anche a mezzo di società controllate o collegate” delle quali la Roberto Abate Spa “solo con la memoria difensiva del 27 febbraio 2019 e solo in conseguenza di produzioni documentali della Procura ha fornito un elenco”, ma il flusso informativo non è “completo ed esaustivo”.

Lo scrive la sezione fallimentare del Tribunale di Catania nel provvedimento con cui dispone il “sequestro di tutti i beni mobili e immobili e conti correnti in titolarità alla Roberto Abate Spa“, azienda della grande distribuzione che ha depositato un concordato con i creditori per 14,2 milioni di euro.

Nel provvedimento il Tribunale di Catania fa riferimento in particolare “alla dismissione del compendio Etnapolis, eseguita anche a mezzo della Alis Immobiliare, di cui la Roberto Abate deteneva il 99,9% delle quote, e ciò prima della intervenuta fusione per incorporazione, alla cessione del ramo di azienda con la Medialfranchising srl, al contratto di affitto di ramo di azienda intervenuto con la Fratelli Arena srl“.

Il Tribunale cita anche “la nota della Procura, depositata il 23 febbraio, ove puntualmente vengono evidenziate carenze documentali (posto che al 31 dicembre 2017 la società aveva chiuso con un utile di 1 milione di euro a fronte di una perdita di esercizio di ben 73,1 milioni di euro) e informative, in ordine ai numerosi atti di cessione avvenuti a ridosso della proposta concordataria”. Il rischio della “lesione della capacità produttiva dell’impresa e della stessa integrità aziendale a discapito degli interessi dei creditori” inducono il Tribunale a emettere “provvedimenti che vadano ad incidere sul rapporto tra imprenditore ed impresa qual è il sequestro dell’azienda”. IL Tribunale ha anche nominato due custodi che “entro 15 giorni depositeranno una distinta elencazione per categorie dei costi mensili fissi necessari alla gestione ordinaria”.

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