Avrebbero detto il falso davanti al giudice civile nella causa intentata per sfrattare un commerciante che aveva in affitto una loro bottega a Catania, che era in crisi economica legata a problemi personali e preofessionali, ma anche per presunti danni legati alla realizzazione di una piattaforma all’interno dei locali.
E’ l’accusa ipotizzata dal Gip Giuseppima Montuori nei confronti delle sorelle Celina Mastrandrea, di 64 anni, e Maria Ausilia Mastrandrea, di 69 anni, assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Catania. Il Giudice, rigettando la richiesta di archiviazione della Procura, ha diposto per le due donne l’imputazione coatta per “falso giuramento della parte”.
Nella vicenda è estranea l’attività amministrativa dell’assessore. Secondo la parte lesa, assistita dall’avvocato Goffredo D’Antona, “nel periodo in cui il mio assistito svolgeva la sua attività le proprietarie decidevano di realizzare alcuni lavori straordinari per l’ubicazione dell’ascensore in un vano della bottega”.
“Questi lavori – sostiene il commerciante – non venivano però eseguiti secondo regola d’arte, anzi permaneva un grave danno che rendeva il luogo inidoneo alla svolgimento dell’attività da me svolta”.
In una lettera privata le due proprietarie hanno rinunciato per un periodo all’affitto in cambio della mancata denuncia penale del commerciante che non ha potuto estinguere il debito entro la data pattuita ed è stato sfrattato “rendendosi conto – sostiene – che non era stato un gesto di solidarità, ma un volersi proteggere da un’azione giudiziaria”.
Commenta con Facebook