Su delega della Dda di Catania, la Guardia di Finanza ha eseguito il 23 gennaio due fermi e il 4 febbraio un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Catania, nei confronti di 5 persone. L’operazione ha bloccato un’associazione internazionale che si occupava di importare in grandi carichi di cocaina operando tra Italia, Spagna, Messico e Colombia. Risultano ricercati due uomini messicani e uno di nazionalità guatemalteca.
Durante il blitz è stato sequestrato un carico di 386 chili di cocaina purissima che, da Bogotà in Colombia, doveva arrivare a Catania per la rivendita sul territorio europeo d pare di persone legate al potentissimo cartello messicano di Sinaloa. “Tito” e “Felix” i nomi in codice dei due narcos destinatari del provvedimento di fermo d’indiziato di delitto eseguito ad Affi (VR) nei pressi del Lago di Garda.
I due sono considerati diretti emissari di Rivero Zazueta Jose Angel, noto come “El Flaco”, anche lui destinatario del Mandato d’Arresto Europeo. I due narcos colombiani operavano tra Catania, Roma, Milano, Genova e Verona. Importante per la riuscita dell’operazione è stata la collaborazione tra Guardia di Finanza e Polizia Nazionale colombiana, che ha consentito di ricostruire un’intera catena di fornitura della cocaina, un’attività quest’ultima gestita dal succitato cartello messicano dalla zona di produzione della Colombia fino a Catania, meta prescelta quale punto di arrivo e smistamento.
L’arrivo della cocaina a Catania consisteva in tre fasi e veniva posta in essere tramite un volo merci giunto a Catania l’11 gennaio. Con la cocaina sono arrivati anche i due narcos colombiani che hanno organizzato la consegna. Con la partenza del carico “prova”, autorizzata da un decreto di ritardato sequestro di quest’Ufficio, i finanzieri del G.I.C.O. di Catania acquisivano ulteriori elementi indiziari sulla “paternità” dell’ingente partita di cocaina che sarebbe stata immessa, da lì a poco, in innumerevoli piazze di spaccio italiane ed europee.
Avveniva poi la consegna del denaro in contanti quale parziale corrispettivo dello stupefacente. Scattava poi l’invio del carico grosso di cocaina. Di nuovo con l’intervento dei due narcos che stringevano gli accordi finali con le parti acquirenti.
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