Questione di orgoglio. Quello che mette sul tavolo il sindaco di Catania, Enzo Bianco, lo stesso che il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, adopera come esempio che ‘si dovrebbe seguire per affrontare ogni impegno a tutti i livelli di responsabilità’.

Resta soprattutto questo della prima visita in una città del sud da parte del premier in carica che non ha fatto certo mistero di rimarcare l’amicizia che lo lega ad Enzo Bianco che lo ha voluto a Catania.

Nel salone di Palazzo degli Elefanti, il sindaco etneo mostra a Gentiloni la foto scattata dallo spazio dall’astronauta siciliano, Luca Parmitano, che ritrae l’Italia vista da Sud: “Può essere una prospettiva che può giovare al Paese”, dice Bianco ribadendo, dal suo punto di vista, che Catania è una città orgogliosa di mostrare un Sud che ce la può fare”.

Gentiloni, nel suo intervento davanti ai sindaci del Catanese, i rappresentanti del mondo produttivo e delle Istituzioni, raccoglie l’assist, dice che “utilizzare i fondi per il Mezzogiorno è uno dei problemi cruciali del Paese” e sottolinea: “Se diamo risposte al divario non facciamo una cosa utile e importante per il Sud ma recuperiamo una delle potenzialità per la crescita del nostro Paese”.

Per il presidente del Consiglio c’è “bisogno di riprendere direttamente in mano la questione dello sviluppo del Mezzogiorno”, così annuncia un meeting a Matera in cui saranno protagonisti esponenti del mondo produttivo, della cultura e ovviamente delle istituzioni per affrontare il tema del meridione d’Italia.

Sul piano delle cose pratiche – cioè ‘che è venuto a fare Gentiloni?’ domanda mainstream che ha accompagnato la visita non solo fra i reporter, ma anche fra i tanti politici ospiti a Palazzo – il premier ha quindi annunciato l’arrivo a Catania del ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti (il prossimo 13 marzo) per superare “alcuni colli di bottiglia burocratici che hanno creato qualche intoppo” ai Patti firmati da Matteo Renzi.

Proprio il predecessore di Gentiloni è stato chiamato in causa quando il premier ha parlato della crisi economica che ha riguardato tutto il Paese ed in particolar modo un sud già provato.

“Non dobbiamo dimenticarci da dove veniamo – ha detto – . Da 7-8 anni di crisi continuativi, durissimi sul piano sociale che soltanto ultimamente grazie a sacrifici degli italiani, alle imprese che esportano, al senso del dovere dei nostri lavoratori e all’impegno dei governi guidato da Renzi e da chi l’ha preceduto, ci siamo rimessi gradualmente incarreggiata. Ma le cicatrici di questi anni sono lì”.

Secondo Gentiloni “siamo in piccola parte fuori (dalla crisi ndr), ma l’inversione delle grandi cifre aggregate fanno fatica ad avere effetti immediati sul territorio”.

Il presidente del Consiglio invita al senso di responsabilità a tutti i livelli, precisando però che “chi lavora nelle istituzioni ha il dovere di rappresentare le cose per come sono”.

Ed effettivamente la fotografia di com’è Catania oggi è stata tratteggiata da Bianco, dal presidente dei Giovani Industriali, Silvio Ontario e da Valentina Borzì, che ha parlato in rappresentanza dei lavoratori licenziati dal call center Qé, si tratta della zona industriale del capoluogo etneo: un’area in cui non mancano le criticità.

Paolo Gentiloni fa propria questa immagine sottolineando che si deve ripartire da quella riqualificazione. I soldi sono anche nei Patti. Adesso – speriamo presto – si attendono i progetti, i cantieri e le opere.

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