Imponevano il pizzo agli operatori commerciali e agli imprenditori attraverso la sistematica raccolta di denaro. E’ quanto emerso dalle indagini dei carabinieri che hanno portato all’arresto di 103 persone, sei sono ancora quelle ricercate.

Gli investigatori hanno trovato alcune “liste” di esercizi ed aziende sottoposte ad estorsione, che hanno permesso di mappare le imprese vessate che, come in alcuni casi dimostrato, versavano importi che si aggiravano tra i 3.000 ed i 15.000 euro all’anno a cadenze periodiche.

Le ingenti somme frutto degli affari illeciti, secondo le direttive dei capi del clan, alcuni dei quali vere menti economiche dell’organizzazione, venivano reinvestite in varie attività imprenditoriali, attraverso dei prestanome, così da eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, particolarmente in società operanti nei settori turistico-alberghiero e di rivendita auto.

Il denaro, provento delle attività illecite (estorsioni, usura, traffico di droga e rapine), veniva reinvestito in fiorenti attività economiche quali il commercio all’ingrosso di carni, acquisti di terreni (anche all’estero), imprese edili e commerciali. A riguardo sintomatica è la condanna di SCUTO Sebastiano, titolare dell’importante catena di supermercati “Despar”, a 8 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso per avere reinvestito nelle sue attività i proventi dell’organizzazione criminale.

far

Articoli correlati